Crisi alla Hp Composites, sindacati chiedono chiarezza

Crisi alla Hp Composites, sindacati chiedono chiarezza

Fiom, Fim, Uilm e Rsu "priorità è salvare occupazione e reddito".

L'annuncio della HP Composites di Ascoli Piceno di ricorrere a 12 mesi di Cassa integrazione straordinaria per crisi industriale, accompagnato dalle dimissioni del direttore generale Abramo Levato, ha sollevato forte preoccupazione.

La misura riguarda circa 540 lavoratori, rendendo la vicenda particolarmente delicata per la più grande azienda metalmeccanica del territorio piceno.


Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm e le Rsu aziendali, in conferenza stampa, hanno chiesto chiarezza e un piano industriale "serio, trasparente e condiviso" che non si limiti a gestire l'emergenza. "La priorità assoluta - hanno sottolineato i segretari Alessandro Pompei, Samuele Puglia e Raffaele Bartomioli - è salvaguardare occupazione e reddito. La sola Cigs non basta: servono strategie per diversificare le produzioni e aprirsi a nuovi mercati".


Secondo i sindacati, la crisi non è esplosa all'improvviso ma si trascina da tempo, aggravata dal crollo delle commesse nel settore automotive: "Ferrari e Maserati hanno ridotto gli ordini, Porsche si è ritirata del tutto. Una contrazione ritenuta dall'azienda insostenibile con l'attuale assetto".

I rappresentanti dei lavoratori guardano con attenzione al piano di rilancio affidato a uno studio di consulenza, ma invocano anche l'intervento delle istituzioni. Mercoledì ad Ancona è previsto un tavolo regionale: "Sarà il primo banco di prova - affermano - per verificare se la Regione Marche intende assumersi responsabilità concrete. In caso contrario chiederemo l'apertura di un tavolo nazionale al Ministero". Sul fronte delle responsabilità, i sindacati respingono l'accusa di aver taciuto i segnali di crisi. "Abbiamo vigilato e denunciato nei luoghi giusti - hanno ribadito - segnalando difficoltà a direzione e Confindustria. Non spettava a noi lanciare allarmi pubblici che avrebbero potuto aggravare la situazione. Oggi i fatti dimostrano che avevamo ragione".
La richiesta finale è chiara: "Dopo la crisi di Beko, il territorio non può permettersi di perdere un altro pilastro industriale. Serve un piano vero, che dia prospettive e garantisca lavoro e dignità ai 540 dipendenti, evitando un vero e proprio terremoto sociale".