La sentenza giunge dall’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, i cui dati sono stati rielaborati dall’agenzia giornalistica Dalla A alla V.
Circoscrivere la piaga dell’usura esclusivamente in base al numero di denunce non è sicuramente attendibile in quanto è un fenomeno che resta in larga misura sommerso, risultando quindi leggibile con difficoltà, approssimazione e attendibilità relativa. Al fine di dimensionare con maggiore fedeltà questa emergenza, l’indice del rischio di usura è stato individuato attraverso la combinazione di alcune potenziali situazioni favorevoli al fenomeno. Diversi sono stati gli indicatori regionalizzati messi a confronto, quali: disoccupazione, fallimenti, protesti, tasso di criminalità, denunce di estorsione e di usura, il numero di sportello bancari e il rapporto tra sofferenze e impieghi registrati negli istituiti di credito.
Il rischio di usura diviene maggiore nelle aree dove risulta più disoccupazione, alti tassi di interesse, maggiori sofferenze, pochi sportelli bancari e tanti protesti. Di solito sono gli artigiani e i commercianti a cadere nelle mani degli usurai poiché non riescono a far fronte alle scadenze fiscali. Problemi finanziari, derivanti da brevi malattie o infortuni, fanno sì che anche i disoccupati o i lavoratori dipendenti spesso diventino preda degli strozzini.
Tra le cause dell’incremento del fenomeno usura ha una grande valenza la crescita del costo del denaro. Entrando nel dettaglio secondo le elaborazioni dell’agenzia su dati Unioncamere, il costo del denaro presenta tassi di interesse superiori alla media nazionale (5,82%), in ben due capoluoghi della regione marchigiana: Macerata con un tasso pari a 5,88% e Ascoli Piceno con un tasso pari a 5,84%. La terza posizione spetta, invece, a Pesaro e Urbino che presenta un tasso di interesse del 5,71%. Un dato incoraggiante caratterizza al contempo la provincia di Ancona che occupa i primi posti a livello nazionale per il minor costo del denaro, con un tasso di interesse pari a 5,2%.