Il giovane, che viveva a casa del padre (separato da diversi anni dalla moglie, che vive con altri due figli) ha problemi psichici ed è seguito da tempo dal dipartimento di salute mentale di Jesi. Paolo Zenobi ha ammesso di essere l'omicida, dopo il lungo interrogatorio. A suo carico c'erano indizi schiaccianti, come le macchie di sangue che aveva sui vestiti e il fatto che i due fossero soli in casa. Ad avvisare il 113 l'altra sera sono stati i vicini, che hanno sentito i due uomini litigare in modo violento e poi più nulla. Paolo Zenobi ha colpito il padre con diversi fendenti, almeno una decina, che hanno raggiunto l'anziano soprattutto al collo, recidendogli la carotide. La lite sarebbe scoppiata per dissidi di poco conto, alimentati da una convivenza difficile per i problemi del giovane, cui è stata diagnosticata una forma di schizofrenia. La vittima avrebbe tentato di sedare il violento scoppio d'ira del figlio, con la dolcezza e la pacatezza che gli erano abituali, ma inutilmente. Vittorio Zenobi era molto conosciuto e stimato. Al paziente "erano erogate tutte le cure di cui necessitava", e anche da parte del padre c'era piena collaborazione. La famiglia, dunque, non era stata lasciata sola ad affrontare la malattia, e soprattutto non risultava che il giovane fosse pericoloso. Negli ultimi tempi, però, le sue crisi d'ira erano divenute, a detta dei vicini, sempre più frequenti.