Casa del Sol, voglia di ricominciare

Casa del Sol, voglia di ricominciare

Dieci ospiti rifugiate o titolari di protezione umanitaria

La realizzazione della “Casa del Sol” rientra nel progetto “Accoglienza e integrazione per richiedenti asilo e rifugiati” finanziato dal ministero dell’Interno-Fondo Nazionale per le Politiche di Asilo attraverso fondi italiani ed europei, più in particolare dal FER, Fondo Europeo Rifugiati.
Come illustrato dalla coordinatrice, il centro si compone di due appartamenti da 130 metri quadri l’uno capaci di accogliere fino a 17 persone, uno dedicato a gestanti e madri con figli a carico e l’altro a donne vittime di violenza o di tratta. Il percorso di socializzazione che le 10 donne (ma ci sono anche 3 bambini) stanno compiendo parte dal confronto tra le diverse culture che si incontrano in casa e prosegue nella vita di tutti i giorni, quando il gruppo affronta le abitudini sociali del paese.
Per le ospiti il primo impatto è piuttosto duro ma gli operatori specializzati che lavorano con loro, selezionati dall’associazione “On The Road”, da sempre impegnata nella lotta contro la tratta di esseri umani, specialmente donne, si impegnano quotidianamente per favorire l’integrazione sociale e sviluppare un processo di autonomia personale. Questo percorso di assistenza e supporto verso l’inclusione sociale passa attraverso vari approcci quali i gruppi di socializzazione, la musicoterapia, i corsi di cucina e cucito e i colloqui individuali che a volte si rendono necessari per superare quella che i portoghesi chiamano “saudade”, cioè la melanconia che scaturisce dalla lontananza dalla propria terra. Il team specialistico, inoltre, offre servizi essenziali per una vita dignitosa: dall’assistenza sanitaria alla mediazione culturale fino alle questione legali connesse alle richieste di permessi o al riconoscimento di status sociali.
“Ci siamo posti due obiettivi quando abbiamo deciso di aprire la Casa del Sol - ha evidenziato il presidente della Provincia Rossi - il primo è quello di aiutare queste donne a ricostruire la loro libertà, a inseguire le loro aspirazioni, a realizzare i loro desideri, sia che si tratti di tornare nel loro Paese, sia che desiderino invece di integrarsi nel nostro. Il secondo obiettivo è quello di aiutare noi stessi a costruire una coscienza del mondo che ci faccia rendere conto che noi influiamo sull’ambiente tanto quanto questo influisce su di noi e ad accorgerci del prossimo riconoscendogli i diritti di cui è già portatore senza che nessuno glieli attribuisca”.
L’assessore Canigola ha messo invece l’accento sul carattere di organicità che cominciano ad assumere le politiche d’asilo a livello nazionale, soprattutto da quando è stato ideato e messo in atto il PNA (Piano Nazionale di Asilo) dall’UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees), il Ministero dell’Interno e l’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani). “Dobbiamo lavorare per sviluppare un concetto di diritto collettivo e non più individuale – ha aggiunto l’assessore Canigola – per questo stiamo agendo a 360 gradi sul fronte dell’immigrazione attraverso protocolli d’accoglienza, mediazione culturale e linguistica negli ospedali e nelle scuole, progetti di integrazione degli alunni stranieri e di recente anche un numero verde per le vittime di tratta”.
Il vice Prefetto Angeloni si è dichiarato estremamente soddisfatto dell’inizio di questo progetto che rende operativo il principio costituzionale dell’accoglienza ai profughi e, contemporaneamente, attenua gli attriti sociali che a volte crea l’immigrazione. Il sindaco D’Erasmo, infine, si è impegnato a nome della cittadinanza a considerare il gruppo come parte della comunità, cercando di favorire il più possibile l’integrazione delle donne nel nostro Paese.
Al termine della cerimonia le autorità hanno consegnato alle inquiline della Casa del Sol gli attestati di frequenza del corso di lingua italiana che tutte hanno seguito con successo.