"Io e mia moglie- ha aggiunto Fo - ne siamo l'esempio vivente. Per anni siamo stati esiliati dalla televisione perche' avevamo affrontato nei nostri spettacoli temi che davano fastidio a chi governava. Ed e' la stessa cosa che e' successa al giornalista Oliviero Beha, silurato dalla Rai perche' nel suo programma radiofonico aveva condotto delle inchieste troppo scottanti e scomode".
Parole dure quelle di Fo, secondo cui e' indispensabile una svolta. "La gente ha bisogno di essere informata - ha sottolineato - perche' sembra che oggi tutto, dai programmi televisivi a quelli radiofonici, dalle iniziative pseudoculturali ad alcuni giornali, siano fatti per disinformare i cittadini sui problemi reali che ci troviamo a vivere". Per l'attore non si tratta di un fenomeno solo dei giorni nostri. "Fin dal Medioevo e poi ancora nel Seicento e nel Settecento - ha continuato - accadevano questi episodi. Forse pochi sanno che anche William Shakespeare fu costretto a smettere di scrivere perche' il successore di Elisabetta I non gradiva i temi che venivano affrontati nelle sue opere. Oggi pero' siamo arrivati al massimo. Chi lavora non in linea con il potere costituito viene fatto fuori dal giro. Basti pensare agli artisti e ai giornalisti che si sono messi contro Berlusconi: sono stati defenestrati".
Per Fo il teatro ha un ruolo importante in questo particolare e delicato momento storico. "Il pubblico va coinvolto - ha puntualizzato - raccontando vicende che lo riguardano da vicino. A Modena, ad esempio, abbiamo dovuto prolungare le repliche di un lavoro che raccontava la storia della cattedrale della citta'. L'unico esempio di chiesa cattolica che e' stata costruita e gestita direttamente dagli abitanti, che avevano esiliato il vescovo fuori dalle mura. In tanti sono rimasti sorpresi da una vicenda di cui erano completamente all'oscuro".
Secondo Dario Fo il teatro deve giocarsi il tutto per tutto proprio adesso, e i professionisti del settore devono cercare di resistere agli attacchi e alle difficolta' che devono affrontare quotidianamente. "Perche' la gente sta rialzando la testa - ha proseguito - e cerca a teatro quello che non trova altrove. Il buonismo e il moralismo a tutti i costi non interessano piu', perche' tanti si sono svegliati e si sono resi conto che la vita di tutti i giorni e' dura e non e' quella che viene raccontata nei programmi televisivi".