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Casi di sindrome di lepre bruna, niente allarmismi
Non si sa bene come si trasmette, i predatori ne facilitano la diffusione
Questa patologia è in realtà presente in forma endemica in tutto il territorio italiano e in gran parte dei Paesi Europei: sebbene ben caratterizzata per quanto concerne le cause e gli effetti sull’organismo degli animali, presenta ancora aspetti relativi alle modalità di diffusione non totalmente chiariti che ne rendono problematico il controllo nella popolazione di lepri selvatiche. Sicuramente accertata è l’elevata resistenza ambientale del virus e le sue numerose modalità di diffusione passiva: dai predatori che ne facilitano la diffusione a distanza (il virus ingerito con la preda viene escreto ancora infettante con le feci), agli utensili, attrezzature, gabbie contaminate, automezzi oltre all’uomo stesso. L’infezione sembra comunque destare minori preoccupazioni nelle aree a maggior densità di popolazione di lepre dove una immunizzazione precoce dei leprotti ne favorirebbe un decorso meno traumatico. Infatti i giovani esemplari che, che vengono a contatto con il virus precocemente (prima dei 2-3 mesi di età) si infettano e sviluppano un buon livello di immunità ma non contraggono la malattia.
Non resta pertanto che attendere il naturale decorso della malattia ed evitare eccessivi allarmismi; risulta comunque importante il rispetto di semplici norme gestionali (come ad esempio la tempestiva comunicazione alle autorità sanitarie e/o all’Ufficio Risorse Naturali della Provincia nel caso si rinvenissero capi deceduti) per limitare la diffusione della patologia e abbreviare il tempo di estinzione dei focolai.