Ascoli - Dopo i saluti istituzionali è stato Massimiliano Bachetti, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Marche ad aprire Il convegno dal titolo "AL CENTRO DEL MONDO" presso il Teatro dei Filarmonici.
"Prima di tutto - dice Bachetti - permettetemi di
ringraziare le autorità che ci onorano con la loro presenza e che
contribuiscono al dialogo costruttivo che avvieremo oggi. Un saluto
speciale va al Sindaco di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti, al
Commissario alla Ricostruzione il senatore Guido Castelli, al
presidente Nazionale Riccardo Di Stefano, al presidente Regionale
delle Marche Roberto Cardinali, al presidente della Camera Unica
delle Marche Gino Sabatini, al dirigente del Centro Operativo della
cybersicurezza delle Marche Lorenzo Sabatucci e ai Presidenti che
compongono insieme a me l' Interregionale del Centro Stefano
Perazzelli, Daniele Tondi e Corrado Savoiti.
Oggi siamo qui non solo per l'Interregionale del Centro ma per ribadire il ruolo cruciale che i giovani imprenditori rivestono per il futuro del nostro Paese e dell'Europa. Durante il Convegno Nazionale di Rapallo il Presidente Di Stefano, oltre che a ricordare la complessità del momento geopolitico che stiamo vivendo, ha sollevato delle criticità cruciali riguardo all'approccio europeo sulla transizione ecologica.
Ha messo in luce una debolezza strategica dell'Europa che ha impostato le sue politiche industriali su un dirigismo economico fatto di sanzioni e di iper regolamentazioni. L'Europa ci ha chiesto di abbracciare le politiche green puntando tutto su questa strategia come via per mantenere la nostra competitività. Tuttavia ciò che stiamo vedendo sul campo è l'opposto.
La nostra competitività sta progressivamente scemando e molti dei settori industriali sui quale si regge la nostra economia, l'economia europea, stanno subendo danni che potrebbero essere irreparabili. Pensiamo al comparto dell'automotive europeo, un settore che fino a poco tempo fa era in perfetta salute e leader mondiale. Oggi questo settore è fortemente penalizzato da politiche green, che pur con le migliori intenzioni ecologiche e stanno compromettendo la nostra capacità di rimanere competitivi su scala globale.
Permettetemi, questo è solo uno degli esempi. La stessa sorte sta toccando all'acciaio, al cemento, alla carta e a tutti i settori fortemente energivori, sempre più colpiti da queste politiche di transizione. A questa lista dobbiamo aggiungere anche altri settori già in difficoltà per altri motivi, come quello della moda.
In particolare qui, nelle Marche, il settore della moda, con il distretto calzaturiero, rappresenta un pilastro economico e culturale di enorme valore, ma che si trova oggi ad affrontare sfide sempre più complesse. Mentre tutto questo accade, Bruxelles sembra procedere in maniera indifferente a queste problematiche. Il messaggio che ci arriva è che la transizione ecologica non può aspettare.
Eppure, secondo noi giovani imprenditori, ciò che non può aspettare è la salvaguarda della nostra manifattura, della nostra industria e del nostro tessuto economico. Non possiamo rassegnarci a un'Europa ridotta a un semplice mercato di consumo. Abbiamo il dovere di sollecitare la politica e il sistema economico affinché le nostre aziende continuino a competere efficacemente su scala mondiale.
Questo significa, prima di tutto, creare un ambiente favorevole al business che permetta alle imprese di crescere, innovare e mantenere la loro competitività. Per farlo, per noi è fondamentale puntare su quattro pilastri. L'abbiamo sempre detto.
La riduzione della burocrazia, perché le nostre imprese non possono continuare ad essere soffocate da un eccesso di regolamentazione. Costi energetici competitivi. E qui permettetemi di citare il nostro Presidente nazionale Emanuele Orsini che da mesi si batte per la creazione di un mercato unico dell'energia.
Senza una politica energetica efficiente e competitiva, le nostre imprese non possono reggere il confronto con il mercato internazionale. Infrastrutture moderne e funzionali. Le infrastrutture sono la spina dorsale di ogni economia avanzata.
Dobbiamo continuare ad investire in reti e collegamenti moderni. E permettetemi, visto che siamo qui nelle Marche, di fare anche una battuta, dobbiamo cercare di ridurre il gap infrastrutturale che si è creato tra l'Italia tirrenica e l'Italia della dorsale adriatica.
Infine, non possiamo dimenticare l'importanza della formazione continua del personale. Le competenze dei nostri lavoratori devono essere costantemente aggiornate per affrontare continui cambiamenti dovuti all'innovazione tecnologica e alle difficoltà legate ad aprire nuovi mercati. Senza il capitale umano adeguato ogni sforzo rischia di rimanere vano.
Oggi più che mai è fondamentale che la politica comprenda che le nostre richieste non sono semplici rivendicazioni, ma proposte concrete per garantire un futuro prospero all'industria italiana ed europea. Noi, come imprenditori, abbiamo non solo il diritto ma anche il dovere di denunciare queste mancanze nelle politiche industriali italiane ed europee. Ma denunciare non basta, è necessario reagire e oggi siamo qui.
Abbiamo l'occasione di dimostrare che l'industria italiana ha sempre fatto della creatività, dell'innovazione, della resilienza i suoi punti di forza ed è pronta a rispondere e questo convegno è la nostra risposta. E' uno strumento per tutti noi, per prendere consapevolezza, per analizzare le dinamiche geopolitiche, per individuare nuovi mercati e nuove opportunità che ci permetteranno di rimanere competitivi. Troppo spesso, ad esempio, pensiamo a continenti come l'Asia o l'Africa solo come una minaccia.
Ma in realtà questi continenti possono essere grandi opportunità di business, mercati emergenti dove possiamo vendere i nostri prodotti e far conoscere il nostro made in Italy. E qui voglio fare un appello appunto ai nostri politici e ai nostri amministratori e vedo anche Gino Sabatini che magari ci può consigliare. Aiutateci a creare sinergie, a costruire momenti di business con questi Paesi, supportateci nell'organizzare fiere e iniziative commerciali anche dove oggi non esistono.
E' proprio lì che possiamo essere pionieri. Facciamoci ispirare dalla figura di Marco Polo che portò il sapere italiano in Oriente, contribuendo a far conoscere l'Oriente a noi occidentali, generando nuove rotte commerciali. Anche noi oggi dobbiamo essere pionieri, aprire nuove strade, creare nuove opportunità di crescita.
Cari colleghi, ne sono convinto, possiamo ancora essere al centro del mondo. Grazie.