E lo sono ancora di più in questo periodo di pandemia.
E’ sulle spalle delle donne, come al solito, che sono ricaduti e ricadono i maggiori carichi del lavoro di cura.
E’ sulle spalle delle donne che si è riversato il grande impegno lavorativo essendo in prevalenza impiegate nei servizi essenziali che stanno garantendo la continuità del nostro Paese in piena emergenza sociale basti pensare alla sanità, ai servizi socio sanitari e socio assistenziali, al commercio, alle attività di pulizia.
Questo protagonismo andrebbe valorizzato, rispettato e sostenuto ogni giorno perché le donne, con tutte le loro competenze, sono un’opportunità concreta di sviluppo economico e sociale per il nostro Paese.
Ci ritroviamo invece, come donne, a dover continuare a rivendicare lavoro, diritti, uguaglianza e libertà.
Diritto e uguaglianza al lavoro stabile perché ancora oggi troppe sono le donne disoccupate o assunte con contratti precari e con lavori part time spesso involontari.
Diritto e uguaglianza alla valorizzazione delle competenze sia a livello retributivo che professionale: troppe e inaccettabili sono le diseguaglianze nell’avanzamento di carriera e nel riconoscimento in ruoli e mansioni adeguati.
Diritto e uguaglianza nel lavoro di cura anche attraverso un sistema di welfare sociale che garantisca nel concreto, a partire dai servizi educativi, una vera politica di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Libertà e autodeterminazione delle proprie scelte a partire, per esempio, dalla possibilità di accedere all’interruzione volontaria di gravidanza senza essere ostaggi di macchinosi percorsi o recriminazioni sociali.
E’, in premessa, fondamentale un salto culturale, una presa di coscienza collettiva concreta.
Lavoro, salute, welfare, autodeterminazione sono diritti che lo Stato deve attuare e non indebolire per permettere una reale parità di genere e rimozione di tutte le diseguaglianze a cui le donne sono soggette.
Servono interventi strutturali per creare lavoro di qualità, garantire diritti, tutele e servizi attraverso investimenti straordinari a tutti i livelli e non solo politiche di incentivazione fiscale e/o bonus.
Serve una nuova cultura di impresa che ragioni e contratti a tutti i livelli in termini inclusivi e di genere affinché si creino le precondizioni in ambito lavorativo a sostegno delle donne, attraverso la disciplina della flessibilità e tempo orario, la predisposizione di piani per le pari opportunità al fine di creare ambienti lavorativi
inclusivi, l’incentivazione di politiche aziendali di conciliazione dei tempi di vita e lavoro, il recupero del gap retributivo e professionale.
Garantire l’autonomia, sociale ed economica, è poi strumento fondamentale nella lotta alla violenza di genere al fine di superare la condizione di dipendenza e ricatto e permettere a tutte le donne di potersi realizzare pienamente sulla base di desideri e obiettivi personali.
Se la questione delle donne richiede la presa in carico da parte della collettività, allora è dal territorio che bisogna ripartire.
Istituzioni locali, imprese, organizzazioni sindacali devono essere, insieme, attori fondamentali nella costruzione di un nuovo modello di sviluppo economico e sociale che metta come obiettivo prioritario una concreta politica inclusiva per le donne.
Barbara Nicolai
Segretaria Generale CGIL Ascoli Piceno