«La donna deve obbedire. Essa è analitica, non sintetica. Ha forse mai fatto dell’architettura in tutti questi secoli? Le si dica di costruirmi una capanna, non dico un tempio! Non lo può! Se io le concedessi il diritto elettorale, mi si deriderebbe. Nel nostro Stato essa non deve contare» Benito Mussolini
«Vi dirò che non darò il voto alle donne, è inutile… La donna deve obbedire…se io le concedessi il diritto elettorale, mi si deriderebbe. Nel nostro stato essa non deve contare.» Benito Mussolini
Lettera aperta alla Consigliera Regionale Anna Menghi da parte delle donne della Federazione Picena del PD - prima firmataria Anna Rosa Cianci.
"Gent.ma Consigliera Regionale Menghi,
le sue affermazioni riguardo allo spopolamento e all’allarme natalità sono irrispettose della popolazione marchigiana e non trovano fondamento storico, scientifico ed etico. Lei offende il suo stesso genere e la Costituzione italiana, nei confronti della quale si deve inchinare come cittadina e soprattutto come amministratrice della Cosa pubblica. Con le sue affermazioni ha evidenziato una scarsa e approssimativa conoscenza del periodo fascista, fantasticata nell’intendo di voler giustificare in maniera poco credibile scelte antidemocratiche e anacronistiche della giunta della Regione Marche. Giova quindi ricordarle quanto segue.
Durante il periodo fascista la donna fu relegata ad un ruolo di subalternità di fatto e di diritto e fu messa in un clima di crescente perdita di importanza. Tutti i fondamentali progressi in materia di diritti delle donne italiane, che si erano verificati nel periodo della Grande Guerra, furono vanificati dall’avvento del regime fascista, che da questo punto di vista rappresentò un periodo di grande regressione e misoginia. E’ Storia dettata dai fatti. Il regime discriminò le donne sotto tutti i punti di vista, instaurando un tipo di società fortemente patriarcale, maschilista, paternalistica nei confronti della donna, giudicata un essere inferiore rispetto all’uomo. La famiglia era a sistema triangolare con a capo il marito. La moglie, a livello giuridico, era comparata al minore emancipato.
I figli erano sotto la patria potestà. Siamo dovuti arrivare al 1975 per smantellare tale stato retrogrado rispetto agli altri Paesi occidentali. Vigeva lo ius corrigendi, il potere correttivo del pater familias, che rendeva lecita la forza fisica anche nei confronti della moglie. La donna coniugata perdeva il suo cognome. La stessa spesso era costretta a subire violenza e se provava ad andare via di casa, bastava una denuncia da parte del marito per essere prelevata dai carabinieri(di solito ritornava alla famiglia di origine…poche erano le vie d’uscita) , ammanettata e riportata alla casa coniugale contro la sua volontà. In caso contrario c’era il carcere per aver commesso il reato di abbandono di tetto coniugale.
Sempre nello stesso periodo vigeva il famoso codice Rocco che prevedeva condoni all’uomo reo di delitto d'onore e norme sul matrimonio riparatore, certamente non d’amore. Norme finalmente abrogate con la legge n. 442 del 1981. E’ inutile ricordarle come Mussolini fu “marito leale e padre esemplare”, coerente al modello di famiglia che voleva inculcare alla massa. Le donne rimanevano incinte spesso contro la loro volontà e la sessualità era solo un dovere atto alla procreazione, dalla quale le stesse non potevano esimersi, e alla soddisfazione dell’uomo. Erano divise socialmente e sostanzialmente in due categorie, non difficile da comprendere. Le gravidanze indesiderate c’erano e spesso per motivi di indigenza si ricorreva alle mammane. La percentuale di donne morte per aborto e parto era alta. La salute della donna era ad alto rischio.
L’aborto era un crimine contro lo Stato punito con il carcere; il controllo delle nascite fu messo al bando e ci fu censura sull’educazione sessuale. Le tematiche legate al mondo della donna nel fascismo riguardavano esclusivamente l’incremento demografico ai fini di una visione mercantilistica ( manodopera a buon mercato) e colonialistica, della difesa della razza, della esaltazione della famiglia, del ruolo casalingo della donna. Conosce il famoso discorso dell’Ascensione che Mussolini pronunciò il 26 maggio 1927? Quando parlò dell’influenza sterilizzante dell’urbanesimo e del bisogno del ritorno ad una condizione di vita più rurale. Le donne delle campagne erano indispensabili per la politica demografica fascista e costituivano una primaria ma nascosta riserva di forza lavoro senza tutele.
La figura della donna rurale si prestava allo sfruttamento ideologico, nella letteratura maschilista e nella propaganda fascista veniva anteposta alla sinistra e sterile donna urbana. A proposito degli Asili Nido poi, secondo la legge fascista, l’ ONMI aveva il compito di “provvedere alla protezione ed assistenza delle gestanti e delle madri bisognose o abbandonate, dei bambini, lattanti e divezzi fino al quinto anno di età, appartenenti a famiglie bisognose che non possono prestar loro tutte le necessarie cure per un razionale allevamento, dei fanciulli fisicamente o psichicamente anormali e dei minori materialmente o moralmente abbandonati, oltre che di quelli traviati o delinquenti fino all’età di diciotto anni compiuti”. Sig.ra Menghi, come può vedere dalla formulazione di questo articolo di legge, la prima infanzia, nei famosi asili OMNI da lei idealizzati era equiparata alla disabilità e alla criminalità minorile, nel quadro di un generale contenimento sanitario; uno stato di minorità da accudire e custodire. Era considerata un problema sociale. La rivoluzione culturale del concetto di Asilo Nido come ambiente educativo e pedagogico per tutti i bambini, a prescindere dalla loro estrazione socio-culturale, è avvenuta dopo, con l’avvento della democrazia e sancita con la legge 1044 del 1971.
L’ attuale decremento demografico è frutto di ben altri problemi che si fa finta di non capire e certamente non è addebitarsi alla migrazione, all’aborto farmacologico, al mancato culto della razza ariana.
Quindi, Sig.ra Consigliera Menghi prima di esternare affermazioni che denotano una scarsa conoscenza della pagina più nera della Storia italiana, si ricordi che lei ha l’onore di occupare uno scranno per il quale donne, amanti della libertà e della democrazia, si sono batture pagando anche con la vita. Almeno per questo si documenti prima di parlare. Giova peraltro ricordarle che durante il “glorioso fascismo” veniva proibito alle donne l'insegnamento della filosofia, della storia e dell'economia nelle scuole secondarie perché, nelle more della riforma gentiliana, tanto anelata dal Dirigente dell’ U.S.R. Marche le stesse erano incapaci di pensare. Chiediamo quindi a lei e alla maggioranza, come propria tensione assiologica e dovere etico, nel rispetto pluralismo di idee (bandito nel periodo fascista) di essere rispettosi e solidali nei confronti delle donne e dell’umanità in genere, ai sensi dall’art.2 e 3 della Costituzione italiana che abiura anche il partito fascista.
A questo punto ci chiediamo come mai oltre a voler proporre leggi antiabortiste non vogliate presentare una norma che preveda l’imposta sul celibato, se non altro per par condicio.
L’attuale decremento demografico è frutto di ben altri e realistici problemi, aggravati dall’attuale pandemia. Fate finta di non capire perché forse non sapete come agire. Certamente il fenomeno non è da addebitarsi alla migrazione, all’aborto farmacologico o al mancato culto della razza ariana, ma all’esigenza di continuare ad attuare misure finalizzate al sostegno della famiglia, della maternità e della condizione lavorativa della donna, nel rispetto della sua autodeterminazione e delle pari opportunità. Politiche queste ultime già avviate dalla precedentemente Amministrazione regionale e che devono essere proseguite".
Donne della Federazione Picena del PD - prima firmataria Anna Rosa Cianci.