Ascoli - Gran lavoro in questo fine settimana nella provincia Picena per le forze dell’ordine, che hanno monitorato i siti frequentati da chi, approfittando del bel tempo, ha voluto fare una bella passeggiata dopo le tante giornate trascorse in casa.
Le pattuglie della Polizia di Stato, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia Provinciale e delle Polizie Locali hanno attuato un dispositivo messo a punto dalla Questura di Ascoli Piceno e finalizzato a sottolineare l’importanza delle regole sul distanziamento sociale. Gli equipaggi della Polizia di Stato hanno controllato in tutto oltre 400 persone non rilevando situazioni critiche.
Ad alcune di quelle incrociate a Piazza del Popolo e Piazza Arringo di Ascoli Piceno, al Pianoro di Colle San Marco, nonché sui viali a mare di San Benedetto del Tronto, Grottammare e Cupra Marittima, che stavano camminando sul filo del metro l’uno dall’altra, gli agenti hanno fatto presente come in questa nuova fase del virus lo stop alla sua diffusione non dipende dalla polizia, ma dalle condotte virtuose finora tenute da tutte le comunità dei territori del Piceno in tema di mascherine, distanze tra persone, igiene e assembramenti.
Ma in questi tempi di COVID-19 non si è fermata neppure la lotta ai malviventi che, speculando sul momento di crisi che genera difficoltà economiche, non esitano a raggirare quelli che da tempo sono alla disperata ricerca di un lavoro. Nelle maglie della Polizia di Stato è finito un 43enne di origini campane, da anni residente nel teramano, che aveva promesso un posto a una donna di San Benedetto del Tronto.
Lei, una 56enne della zona, pur di impiegarsi come autista per la consegna dei pasti nelle mense, aveva versato oltre 4.000 euro al malfattore, poi sparito. La donna, nonostante i tentativi di rintracciare il truffatore al cellulare per avere notizie sul nuovo lavoro, non è riuscita a parlarci e, allora, ha chiesto aiuto al Commissariato di San Benedetto.
I poliziotti sono risaliti all’identità del farabutto, con alle spalle un curriculum di altre 20 truffe, inviando un corposo dossier alla Procura della Repubblica di Ascoli Piceno, che ha ritenuto valide le prove contro l’uomo, poi iscritto nel registro degli indagati.