Ascoli - Il presidente della Regione Marche, in
visita all’Usr (Ufficio speciale ricostruzione) di
Ascoli e poi in conferenza stampa per affrontare il tema degli
investimenti della Regione Marche, ha affrontato, a margine degli
incontri, il tema del decreto sisma. “I contratti per il personale
del sisma non sono stati rinnovati e il Parlamento - ha affermato a
margine della visita - ha iniziato a discutere l'ennesimo decreto sul
sisma. Purtroppo le notizie sono molto negative. Qual è il tema vero
degli investimenti in generale in Italia?
I fondi previsti
sono tanti, i fondi spesi molti di meno. Perché, per spendere per
un'opera pubblica, servono 16 passaggi, per un'opera pubblica legata
al sisma 22: si aggiungono 6 passaggi che un'opera ordinaria non ha.
Il decreto per noi resta, finché non hanno finito di votarlo, una
grande occasione, perché è l'unico strumento che ci permette di
sbloccare la ricostruzione. Il discorso è uno: sono gli aspetti
normativi che guidano la ricostruzione, che possono andare a velocità
diverse. Se non cambia nulla si va con la velocità di oggi. Sulla
ricostruzione pubblica non c'è una riga di miglioramento.
Sulla
privata c'era il tema dell'autocertificazione, ovvero ci si prende la
responsabilità per la pratica che si presenta, eliminando diversi
passaggi. L'autocertificazione su base volontaria dei Comuni colpiti
dal sisma non viene utilizzata. Credo e chiedo fino all'ultimo di
semplificare le norme. Se non troviamo il coraggio di semplificare le
norme, con di fronte a noi 40.000 sfollati, quando lo troveremo? Ho
visto che finalmente hanno chiamato a confronto i tecnici della
ricostruzione, ma sono stati inascoltati. Una proposta migliore di
questa non c’è.
Quindi il problema non è l’assenza sui
banchi di lunedì, che avviene tutti i giorni dell’anno. Il
problema è oggi. I parlamentari marchigiani devono cogliere il fatto
che questo strumento deve diventare qualcosa di diverso da quello che
sta per essere approvato. Se non succederà, sarà un disastro, per i
marchigiani, gli umbri, i laziali, gli abruzzesi. Se si perde anche
questa occasione il problema non sarà che il governo ha fatto bene o
ha fatto male. Sarà un decreto vuoto, quello sarà il problema vero.
C’è in gioco il fatto che molte di queste risorse disponibili
destinate al territorio possono da una parte diventare lavoro,
dall’altra restare risorse non ancora spese, che non producono
occupazione, indotto, non rilanciano le imprese.
Le risorse
spese, invece, cambiano la realtà. Sono quasi due anni che
proponiamo le stesse cose a costo zero, semplificando il lavoro. Se
ci ritroviamo col decreto uscito dalla commissione, non cambierà
nulla, i soldi rimangono lì, il lavoro non si crea, la ricostruzione
non va avanti, tutto quello che temiamo rischia di diventare una
tristissima realtà. È molto importante richiedere ai parlamentari
di portare a casa qualcosa nella sostanza del decreto”.