Piero Farabollini e Paola De Micheli amici o nemici dei terremotati?

Piero Farabollini e Paola De Micheli amici o nemici dei terremotati?

Il Commissario Farabollini impugna al Consiglio di Stato una sentenza del Tar che aveva dato torto al suo predecessore De Micheli, per farsi restituire contributi dal Comune di Ascoli Piceno, reo di aver assicutato da danni per terremoto il patrimonio pubblico.

Ascoli - Sulla ricostruzione post sisma sarebbe ormai il caso di introdurre un termine ormai dimenticato: il buon senso.


Anzi il processo di ricostruzione (Forse processo è un termine errato perché dovrebbe voler dire dal latino “andare avanti” e quindi ..) è la negazione del buon senso con le sue ormai 84 (?) ordinanze e con l'ultima ciliegina sulla torta posta in tavola dal Commissario di Governo Piero Farabollini per il comune di Ascoli Piceno.


Farabollini, cioè il Governo, rivuole indietro dagli ascolani 5 milioni e 600 mila euro dalle risorse assegnate perché il comune di Ascoli Piceno aveva stipulato una polizza assicurativa in caso di danni da terremoto.


E Farabollini, cioè il Governo, a meno che il presidente del Consiglio Conte non ne sappia alcunché, ricorre al Consiglio di Stato contro una sentenza del Tar che, su identica posizione del precedente Commissario De Micheli, ora ministro delle Infrastrutture, aveva dato ragione al comune di Ascoli Piceno.


C'è da trasecolare. Perché fino ad ora ci siamo sentiti riempire le orecchie di parole come “amministrazione virtuosa” , “tutela del bene comune”. Tutti concetti sui quali ognuno di noi metterebbe la firma, credo. Ebbene, quando in modo concreto ci si trova di fronte ad un esempio virtuoso, come quello di un Comune che pensa in modo preventivo, cioè assicurando il bene comune, contro possibili danni da terremoto, ti arriva il Governo che ti vuole penalizzare.


Già perché gli ascolani, se il Consiglio di Stato dovesse decidere a favore di Farabollini, hanno sbagliato a tutelare il bene comune. Insomma stiamo assistendo ad una fantastica lezione del “finché la barca va lasciala andare”. Traducendo: cari Sindaci fregatevene dei vostri monumenti, non li assicurate, tanto se c'è il terremoto paga pantalone.


Con tutta la prosopopea della comunicazione politica, il tema cozza con la coerenza di molti che invocano la premialità per i comportamenti virtuosi. Così invece di dire “Bene comune di Ascoli, hai fatto un'ottima azione e quindi oltre al premio assicurativo ecco gli stessi contributi che vanno a tutti gli altri così potrai raddoppiare le azioni a favore dei tuoi cittadini”, dicono “ma che ti salta in testa di prevenire danni al patrimonio della comunità?”.


Nel caso in cui il buon senso, oltre la legge, non albergasse in questa vicenda nei giudici del Consiglio di Stato, allora occorrerebbe anche sottolineare che i cittadini ascolani comunque sarebbero penalizzati perché per quella “inutile” assicurazione hanno pagato dei premi nel corso degli anni. Ci troveremo allora ad affrontare una situazione di tipo contabile: il Governo deve risarcire al comune di Ascoli Piceno, cioè agli ascolani, tutti i premi, compresi gli interessi che l'ente ha pagato alla compagnia assicuratrice.


Oppure stabilire che la premialità, ed è la posizione più seria, vada riconosciuta a chi amministra bene il patrimonio comune, come nel caso di questa polizza assicurativa, e quindi finirla con questa farsa da bottegai rispettando un'intera comunità che almeno in questa specifica azione dovrebbe essere di esempio per tutti i Comuni italiani.