Ascoli - Martedi 25 giugno è una giornata
particolarissima per il carcere di Marino del Tronto: per la prima
volta nella sua storia all'interno delle struttura carceraria, nel
pomeriggio, sarà celebrato il matrimonio di un detenuto, ma non uno
qualsiasi. Si tratta di un camorrista napoletano condannato
all'ergastolo per l'articolo 416 bis (associazione di stampo
mafioso).
L'uomo è rinchiuso in una cella della sezione AS (Alta
sicurezza) e convolerà a nozze con l'attuale fidanzata secondo il
rito civile. All'interno del carcere è previsto un piccolo
rinfresco. La cerimonia è stata autorizzata dal Dap (Dipartimento
dell'amministrazione penitenziaria). Il carcere di Ascoli Piceno è
stato declassato da Supercarcere, quale era nato, e all'interno della
struttura c'è una situazione incandescente dal punto di vista
sindacale da parte degli agenti di polizia penitenziaria. Molte le
manifestazioni di protesta nei confronti dell'Amministrazione che
fino ad ora non hanno sortito effetti.
C'è un sotto organico di
circa 40 agenti con 6 reparti attivi. Non vengono pagati gli
straordinari da un anno e i turni sono massacranti. Appena qualche
giorno fa c'è stata una rivolta nel reparto penale perché era stata
negata una telefonata ad un camorrista che voleva chiamare i
familiari. Una ventina di detenuti hanno incendiato carta durante la
giornata fino a tarda notte, hanno gettato fuori dalle celle frutta e
altri oggetti, sbattendo contro le porte blindate.
Intanto gli agenti non residenti in
zona e che vivono all'intero di alloggi di servizio della struttura
demaniale continuano da un anno a pagare la retta ma non hanno né
docce né condizionatori funzionanti.
Ora qualcuno a Roma ipotizza che il carcere di Marino del Tronto potrebbe tornare a fregiarsi del titolo di Supercarcere perché dopo i molti arresti di criminali di alto rango eseguiti dalle Forze dell'ordine negli ultimi tempi, a partire dai Casamonica, la struttura ascolana con adeguate ristrutturazioni potrebbe supplire a queste necessità.
Il supercarcere di Marino del Tronto
ha segnato con le sue storie negli anni la vita del nostro Paese. Una
struttura voluta fortemente dal generale Carlo Alberto Dalla
Chiesa nei primi anni ‘80.
Al suo interno Raffaele Cutolo sostenne
di aver ricevuto rappresentati dello Stato per una trattativa che
doveva cercare di salvare Aldo Moro, presidente della
Democrazia Cristiana, che era stato sequestrato dalla Brigate
Rosse in un agguato nel quale fu trucidata la sua scorta, il 16 marzo
1978 in via Mario Fani a Roma. Ma, come tutti sappiamo, non si
ebbe un esito positivo. Raffaele Cutolo, capo della Nuova Camorra
Organizzata, avrebbe dovuto fungere da mediatore con le Brigate
Rosse per la liberazione dello statista italiano il cui cadavere fu
poi trovato all'interno di una Renault 4 di colore rosso alle ore
13,15 di mercoledì 9 maggio 1978 in via Caetani, sempre a
Roma. E all'interno della struttura ascolana hanno soggiornato
elementi di spicco della mafia come Pippo Calò, il
cassiere di Cosa Nostra.
Fece scalpore l'omicidio di
Albert Bergamelli, detto il Marsigliese, che il 31
agosto del 1982 Bergamelli venne ucciso con un da Paolo Dongo,
un detenuto "comune", appartenente alla cosiddetta Banda
dei Genovesi e poi politicizzatosi in carcere e divenuto seguace
della frazione brigatista capeggiata da Giovanni Senzani,
anche lui “ospite del supercarcere di Marino del Tronto. Senzani
partecipò al rapimento di Roberto Peci, sequestrato il 12 giugno del
1981 a San Benedetto del Tronto. Tra i “politici” anche Mario
Moretti (Br) e Giusva Fioravanti (Nar).
E c'è un elenco di altri personaggi
che hanno caratterizzato la storia di questa struttura
penitenziaria:
Ali Agca, l’ex terrorista turco, il “lupo
grigio” che provò a uccidere Papa Giovanni Paolo II. I mafiosi.
Primo tra tutti il boss Totò Riina. Con le prime udienze in
videoconferenza. Poi Leoluca Bagarella, Michele Zagaria,
Totuccio Contorno e Giovanni Farina, il boss di Casal
di Principe, Francesco Schiavone, conosciuto come Sandokan,
Michele Zaza.