Messaggio del Vescovo Giovanni D'Ercole per la Pasqua

Messaggio del Vescovo Giovanni D'Ercole per la Pasqua

"Cari Sacerdoti, diaconi, religiose e religiosi, associazioni, movimenti, fratelli e sorelle,

Buona Pasqua! Il saluto del Risorto è ai discepoli impauriti, a noi, perché la Pasqua deve ancora risplendere in pienezza. “Sfolgora il sole di Pasqua” dice un antico inno, ma questo sole ancora deve sfolgorare in pienezza dentro di noi, dentro la nostra società, dentro la nostra Chiesa diocesana.
Qualche volta noi ci crogioliamo un po’, ci lamentiamo col Signore, che non si manifesta in maniera chiara, che non ci dice come fare. Adagio adagio, però, si capisce che il Signore vuole che noi cerchiamo, che cresciamo in questa ricerca. Noi diventiamo veri ricercatori di Dio cercando la sua volontà, cercandola in questa Chiesa, in questo mondo, in questa società, in queste situazioni difficili, crescendo nel dialogo, nella pazienza, nella sopportazione, nell’ascolto.
Così cresciamo. Se no saremmo degli automi; se ogni mattina ci risvegliassimo col programma già fatto da Dio, allora non ci sarebbe più problema. Invece siamo degli operatori attivi e cresciamo responsabilmente nel Regno di Dio, ricercando umilmente la sua volontà e purificandoci in questa ricerca. Ciò vale anche per la ricerca di Dio in se stesso, che è crescita purificante, faticosa, e se molti arrivano a non credere in Dio, non è perché abbiano più o meno argomenti di noi, ma perché si sono stancati di cercarlo.
Oggi è Pasqua e anche noi andiamo nel giardino per cercarlo, per vivere la nostra Pasqua, cioè il nostro passaggio interiore da una ricerca fragile e distratta ad una ricerca profonda che faccia nascere una fede vera.
Ma chiediamoci: come Chiesa, come comunità e come singoli c’è un passaggio di sicurezza che dal sepolcro ci porterà altrove? E ancora: di quali passaggi oggi c’è più bisogno?
Il primo passaggio di cui forse c’è maggior bisogno è quello della testimonianza della Bellezza incontrata che è Cristo. Già Paolo VI diceva che “il mondo ha più bisogno di testimoni che di maestri”. Il testimone non è un semplice passa-parola ma è un passa-vita: è un rivolto al Volto gioioso del Risorto.
L’uomo di oggi, segnato dal male e dalla tristezza, incrocia “Dio in agguato” ad ogni svolta ed angolo della giornata. E così, l’uomo sfigurato viene chiamato ad essere l’uomo trasfigurato. Credere è accettare di iscrivere il dolore dentro la storia della nostra vita, accettarlo come compagno. C’è un dolore che annulla l'uomo e c’è un dolore che annulla gli errori dell'uomo.
Credere nella Pasqua è uscire dalla metropoli e percorrere i sentieri oltre le mura: sentieri di silenzio, faticosi, scoscesi, puliti, stretti.
Credere nella Pasqua è smettere di farsi parola per incominciare a farsi pane, vino, mensa, cenacolo, fuoco, amore. È incontrarsi con il giardiniere e scoprirlo Cristo; incontrarsi con un viandante e scoprirlo Cristo; incontrarsi con i vecchi compagni e scoprirli Cristo; incontrarsi con i pescatori e ...mangiare con Cristo.
È asciugarsi il volto pieno di lacrime e ...meravigliarsi che dalle lacrime possano nascere ...le risurrezioni.
Cristiani di Ascoli Piceno, andate presto, andate a dire…
Voi che l'avete intuito per grazia correte su tutte le piazze a svelare il grande segreto di Dio.
Andate a dire che la notte è passata e che per tutto c'è un senso.
Andate a dire che l'Amore ha ormai vinto, che la gioia non è sogno.
Andate a dire che la festa è già pronta e che il bello è anche vero.
Andate a dire che la storia ha uno sbocco.
Voi, che lo avete intuito per grazia, correte, correte per tutta la terra a svelare il grande segreto di Dio.
Andate a dire che ogni croce è un trono.
Andate a dire che ogni tomba è una culla.
Andate a dire che il dolore è salvezza.
Andate a dire che il povero è in testa.
Andate a dire, voi tribolati, voi ammalati, disperati, sofferenti che Cristo è Risorto e ci vuole risorti!
Ora sento che la mia povertà non è un ostacolo ma una risorsa per l’incontro; che la mia debolezza non è un impedimento ma una opportunità per incontrare il Signore della vita. Unica condizione: patire la sua assenza.
Qualcosa si muove in Maria: timore, ansia, un fremito, un'urgenza che cambiano di colpo il ritmo del racconto.
Corse allora... Corre perché l’amore ha fretta, non sopporta indugi. Corre da Pietro e dall'altro discepolo, e le sue parole bruciano i tempi, anticipano la fede. Non dice: hanno portato via il corpo di Gesù. Ma: hanno portato via il mio Signore! 
Senza volerlo già parla di Gesù come del Signore e come di un vivente.
Pasqua, quindi, non è un sepolcro vuoto ma un impegno nuovo, un passaggio, un profumo. Vorrei che fosse così per noi, per voi, per i vostri figli, per le nuove generazioni e lo sarà solo se riusciremo a mediare la fede con parole nuove e occhi nuovi. Vi auguro di sentire questo profumo: Pietro e Giovanni corrono per sentirlo, anche se sono dubbiosi come noi.
Auguri dunque: cominciamo a vivere, vivendo da risorti. Se siete risorti, cercate le cose di lassù - ci dice l’Apostolo - dove siede Cristo assiso alla destra del Padre.
Anche noi dobbiamo morire con Lui per risorgere il mattino di Pasqua. Lasciamo il sepolcro dei nostri peccati, usciamo dal labirinto del nostro egoismo per risorgere a vita nuova.
Buona Pasqua così!".