Ascoli - Riportiamo il punto di vista su terremoto e ricostruzione di Vita Picena, testata giornalistica locale, che con Roberto Gregori dice la sua sull'opportunità di spendere fondi destinati alla ricostruzione nel cratere in altri luoghi della regione Marche. Roberto Gregori è un ingegnere strutturista che fa parte dell'Ipe (Associazione Ingegneri italiani per la Prevenzione e l'Emergenza) con vasta esperienza sul tema terremoto e scrive:
"Ha
destato clamore nelle zone terremotate della regione Marche
relativamente ai fondi assegnati con FESR (Fondo europeo di sviluppo
regionale) 2014-2020 - asse 8, il loro utilizzo deciso dalla giunta
regionale delle Marche che, a quanto appare, coinvolge molti eventi
non correlati alle problematiche post terremoto e alla rinascita
socio economica delle aree del cratere sismico: infatti come è noto
l’utilizzo di fondi per eventi e aree non coinvolte minimamente
dall’evento sismico ha suscitato una aspra polemica anche a
livello politico.
Abbiamo voluto anche noi approfondire quanto
avvenuto, partendo dal comprendere cosa prevede l’ormai famigerato
“asse 8” messo a disposizione con fondi aggiuntivi dalla comunità
europea dopo gli eventi sismici; per farlo abbiamo voluto guardare
quanto declamato dalla Regione Marche ed il comportamento di vicine
regioni. Leggendo semplicemente la guida al programma operativo
regionale FESR 2014-2020 delle Marche siamo messi a conoscenza che
l’asse 8, asse prioritario dei FESR, è un asse prioritario
aggiunto dalla Comunità Europea ai sette già esistenti “a seguito
del sisma che ha colpito le Marche nel 2016” e, citando ancora
testualmente la guida della regione Marche, “CON L’OBIETTIVO DI
CONTRIBUIRE AL RITORNO DELLE CONDIZIONI SOCIO-ECONOMICHE PRECEDENTI
AL SISMA, L’ASSE 8 METTE IN CAMPO UNA SERIE DI MISURE E AZIONI
DIFFERENZIATE MA STRETTAMENTE CONNESSE, PER OFFRIRE RISPOSTE
INTEGRATE A PROBLEMI COMPLESSI E STRETTAMENTE LEGATI ALLA ZONA DEL
CRATERE”, frase accompagnata dalla immagine che vedete al margine
dell’articolo, immagine che, assieme al testo lascia poco spazio
alla fantasia: i fondi nelle declaratorie iniziali dovevano essere
destinati a iniziative strettamente legate alle zone del cratere.
A
conferma della destinazione prevista al momento della creazione
dell’asse 8 vale la pena di osservare che la vicina regione Umbria
è ancora più diretta; nel sito istituzionale troviamo un laconico
“Asse 8 – Terremoto” che è di per sé un programma, certo non
vincolante per la regione Marche ma indicativo anche in questo caso
di come dovrebbero essere usati i fondi.
A quanto invece appare i fondi sono stati usati, in parte non
secondaria, per eventi che nulla hanno a che vedere con le aree del
cratere. Noi non abbiamo le conoscenze e le competenze per
comprendere se quella fatta dalla Regione è un’operazione
legittima o meno, ma sicuramente alla luce di quanto sopra riportato
è una scelta che tradisce la fiducia di chi, vivendo nel cratere
attendeva, a ragione, che quei fondi venissero totalmente utilizzati
per agevolare a rinascita delle aree del cratere.
Appare anche
fastidioso e irritante l’atteggiamento di alcuni membri della
giunta regionale che, con veemenza hanno attaccato coloro che hanno
sollevato la problematica, invocando persino le fake news e
aggiungendo che non si tratta di fondi per la ricostruzione. Vedete
cari politici, la ricostruzione di un’area colpita da un violento
terremoto è come la lingua italiana, ovvero è composta da una
sintassi e una semantica e la sintassi della ricostruzione è ridare
forma e utilizzabilità a beni materiali, ma come nella nostra lingua
una sintassi non ha senso senza un valore semantico dell’utilizzo
della sintassi, così la utilizzabilità dei beni materiali non ha
senso senza un collante che permetta la ripresa della attività,
ovvero permetta l’utilizzo dei beni utilizzabili, aiutando a
ricostruire il tessuto sociale ed economico delle aree colpite dal
sisma. Quindi è bene ammettere che nella logica della guida della
Regione Marche, sopra citata, il famigerato “asse 8” risulta
essere a pieno titolo un fondo per la ricostruzione delle aree
terremotate!
In pratica un quadro che lascia motivate perplessità su come i fondi sono usati, quadro che si aggiunge alla sconsolate situazione delle pratiche per la riparazione degli edifici terremoti che a causa delle regole ed interpretazione delle norme che ingessano l’avanzamento delle pratiche, languono negli Uffici Speciali per la Ricostruzione gestiti dalla Regione Marche.
Sarebbe opportuno, anzi forse necessario, un intervento istituzionale deciso per porre fine a disagi e storture, perché le stella dal firmamento intravedano una situazione finalmente migliore".