Ascoli - Il fatto decisamente nuovo, il taglio del cordone ombelicale di Vincenzo Marini Marini con la Fondazione Carisap, impone una riflessione su di un percorso già iniziato per l'elezione del nuovo presidente.
E al di là delle possibili strategie, senza partito preso per questo o quel candidato, c'è un dato che a mio avviso deve far riflettere chi si assume l'onere di scegliere le persone che si occuperanno della futura gestione di un'entità affatto astratta che fa del suo patrimonio concretezza d'esistenza in vita (un'ottima vita rispetto a ciò che è accaduto alle altre fondazioni marchigiane, ad esempio), e del supporto al terzo settore, al sociale un impegno fondante.
Così debbono pesare in certi ambiti la valutazione dei curricula come premesse alle buone scelte e non altre logiche, perché sia chiaro che è in ballo, in un periodo tutt'altro che fuori dalla crisi, un intero territorio.
I lamenti del Piceno, dalle famiglie in disagio, alle scoperte di persone al di sotto della soglia di povertà, a temi autonarranti come l'esclusione del diverso che fa il paio con la paura del nuovo, di fatto, impongono un tema centrale che, a mio avviso, è innegabilmente sociale: il lavoro.
Il lavoro trova spazio da protagonista nella nostra Costituzione: è strumento per il conseguimento della dignità che ogni essere umano dovrebbe avere in dote dalla nascita, ma sappiamo purtroppo che così non è.
Allora un requisito dirimente sulle scelte di chi dovrà condurre il timone della Fondazione Carisap è la capacità di creare lavoro, del suo impegno in questo settore, secondo competenze le più disparate.
Per il colmo potrebbe essere un filosofo che con la sua teoria rivoluziona il mondo del lavoro creando nuove opportunità per la società.
Ma se questo non fosse nel Dna dei predestinati, che almeno abbiano riconoscibile un impatto sociale nell'avere reso possibile l'occupazione di persone, la sicurezza sociale di famiglie e giovani nel nostro territorio.