Roma - Confermato lo sciopero ad oltranza dei giudici di pace. Si fermeranno almeno per un mese (a partire dal 15 maggio) e minacciano di autosospendersi dal servizio a tempo indeterminato contro la riforma della magistratura onoraria del ministro Orlando, che avrà l’effetto di dilatare “in maniera esponenziale” la durata dei processi, con attese di “10-15 anni per avere giustizia”.
“Un provvedimento abnorme”, si legge in una nota dell’Unione nazionale giudici di pace, che “in aperta violazione della Costituzione” ha cancellato “tutte le garanzie di indipendenza e terzietà dei giudici di pace e dei magistrati onorari, privati di ogni tutela ordinamentale e dequalificati al rango di meri passacarte dei magistrati di carriera”.
“Non sono solo in gioco i diritti inviolabili di 5.000 magistrati e delle loro famiglie - avverte il sindacato - ma la stessa efficienza del sistema giudiziario. Con una riforma che assegna ai giudici di pace ed ai pubblici ministero onorari l’80% del contenzioso civile e penale di primo grado, costringendoli a svolgere contemporaneamente altre attività lavorative per sopravvivere, che tipo di risposta, in termini di qualità della giurisdizione e di ragionevole durata dei processi, potranno mai offrire nel futuro gli uffici giudiziari?”
I risarcimenti per l’irragionevole durata dei processi “decuplicheranno – prevedono i giudici di pace – e la crescita economica del Paese, già frenata dalle inefficienze dei Tribunali, subirà un drastico tracollo a causa della perdita totale di fiducia nel sistema giudiziario”.