Vittoria (Ragusa) - I finanzieri del Comando Provinciale di Ragusa, su delega dell’Autorità Giudiziaria, hanno di recente concluso una complessa attività di polizia giudiziaria, denunciando un avvocato (M.R. cl. ’64) e la moglie (S.G. cl. ’72), entrambi vittoriesi, per il reato di truffa e circonvenzione di incapace, in quanto accusati di aver raggirato un anziano mediante “sedute spiritiche”.
L’attività investigativa sviluppata dalla Compagnia di Vittoria nasce dalla denuncia di uno dei parenti destinatario di lettere di sofferenza del malcapitato anziano, il quale, solo dopo anni di “pressioni” subite, si sarebbe reso conto di aver “regalato” immobili e denaro a questa coppia di vittoriesi senza scrupoli.
Il professionista era soggetto noto alla Guardia di Finanza iblea in quanto già denunciato a seguito di una verifica fiscale da cui erano emerse varie irregolarità ed in particolare che a far data dal 2012, pur esercitando la professione forense, non aveva mai presentato alcuna dichiarazione dei redditi. Contestualmente, è stato accertato dai finanzieri, che con la collaborazione della moglie (che si spacciava per essere una medium in grado di contattare con poteri esoterici l’aldilà) è riuscito a farsi consegnare oltre 500 mila euro tra denaro contante e immobili (4 appartamenti su Vittoria) di proprietà di un anziano vedovo, sfruttandone la fragilità psicologica.
Dalla perquisizione presso lo studio del professionista, sono emerse decine di fogli manoscritti contenenti indicazioni e consigli su come e a chi regalare gli averi che hanno indotto il malcapitato, credendo di compiere la volontà dei suoi cari estinti, a dilapidare l’intero patrimonio.
Senza l’intervento dei finanzieri, la posizione economica e finanziaria dell’anziano si sarebbe certamente aggravata, con il rischio di perdere ulteriori immobili di proprietà siti a Scoglitti.
I due soggetti sono stati denunciati alla locale Procura della Repubblica per truffa e circonvenzione di incapace.
L’operazione di servizio condotta dalla Guardia di Finanza ha quindi consentito, sfruttando a pieno i poteri di polizia tributaria e di polizia giudiziaria, da un lato di far emergere una rilevante evasione fiscale del professionista che continuava ad esercitare l’attività forense senza dichiarare nulla al fisco, dall’altro di fare luce su un sistema truffaldino nei confronti di una cosiddetta “fascia debole”.