Terremoto. Pignocchi: 'La ricostruzione di Pescara del Tronto dovrà essere delocalizzata'

Terremoto. Pignocchi: 'La ricostruzione di Pescara del Tronto dovrà essere delocalizzata'

Tra ricerca scientifica, ricostruzione e l'incertezza degli sfollati sul proprio futuro, nel convegno organizzato dall'Ordine dei Geologi delle Marche e del Cup un'analisi concreta

Ascoli - Nel convegno organizzato dall'Ordine dei Geologi delle Marche con il Cup (Consorzio universitario piceno) c'è stato un confronto serrato tra la ricerca scientifica, il sistema della Protezione civile e della Ricostruzione con il mondo esasperato, impaurito, incerto e stanco dei terremotati.

La ricerca ha affrontato a tutto campo il prima e il dopo di un terremoto con sciame ininterrotto che, beffardo, torna a far capolino con scosse di magnitudo tra i 3.7 e i 4.1, saltando qua e là tra Marche e Abruzzo.

Vale la pena allora guardare ed ascoltare l'intervento del prof. Emanuele Tondi, geologo e docente dell'Unicam.



Ma la domanda delle cento pistole che riecheggia dal 24 agosto 2016 è: possiamo ricostruire la nostra casa a Pescara del Tronto etc?


Una domanda che per tutti gli abitanti dell'entroterra marchigiano colpito dal terremoto è diventata un dogma: vogliamo tornare a vivere nello stesso luogo. A tal punto che qualcuno come Enzo Rendina, sfollato di Pescara del Tronto dopo il terremoto, si è fatto arrestare dai carabinieri con l'accusa di interruzione di pubblico servizio, perché non voleva lasciare la tenda dove viveva, anche sotto la neve. Ora è libero, ma il 20 marzo dovrà affrontare un processo.


Per la sua sicurezza e quella di tutti gli abitanti il sindaco Aleandro Petrucci aveva emanato un'ordinanza di evacuazione dalle zone rosse.


Difficile il mestiere di Sindaco. Se non avesse emesso l'ordinanza e qualcuno fosse morto l'avrebbero condotto al rogo (il processo), ora tanti parlano dell'amore di Rendina (innegabile per carità e del tutto comprensibile) per le sue radici e di abuso per la sua libertà. In bocca al suo avvocato parole sacrosante, ma per noi gente normale debbono risuonare stonate perché prima di tutto dobbiamo esigere che le persone non muoiano (la tragedia di Rigopiano ne è drammatico esempio).


Allora ad Andrea Pignocchi, presidente dell'Ordine dei Geologi delle Marche, che ha cercato con appropriatezza scientifica e moderazione di spiegare la situazione geologica e quindi i rischi delle zone colpite dal sisma, abbiamo rivolto una domanda secca, senza mezzi termini.


Presidente Pignocchi, lei da geologo, costruirebbe ora la sua casa a Pescara del Tronto?


Purtroppo no – ci ha risposto il geologo – perché a Pescara del Tronto ora ci sono due componenti che aumentano il rischio. Oltre al fatto che Pescara del Tronto è proprio sulla faglia, ora si è generato un doppio effetto perché c'è anche un movimento franoso che rende la zona molto instabile. Questo emerge già dai dati ora in nostro possesso che si stanno ulteriormente perfezionando. Quindi ci pare strategica una delocalizzazione dell'abitato in altro luogo. E quello che cerchiamo di fare con le autorità politiche, con gli addetti alla ricostruzione è fornire dati quanto più precisi possibile perché si compiano scelte adeguate al rischio sismico.


Poiché il nostro ruolo è quello di informare correttamente ci tocca anche spesso di valutare, di esprimere qualche giudizio, imperfetto per carità per la nostra natura umana, ma una lancia va spezzata a nostro avviso quando la qualità di chi si carica di responsabilità appare evidente. E' il caso dell'ingegnere Cesare Spuri, direttore dell'Ufficio speciale per la ricostruzione post sisma 2016 nelle Marche, che mantiene l'incarico della Posizione di funzione Dipartimento per le politiche integrate di sicurezza e per la protezione civile regionale.


Perché quando gli abitanti di Capodacqua presenti al convegno dicono chiaro che lo scopo principale è tornare a vivere nei luoghi ove sono nati in sicurezza e sapere una volta per tutte la situazione delle casette, quando arriveranno le risposte di Spuri arrivano chiare e animate di senso umano e di comprensione.


Fino al 30 di ottobre marciavano giorno e notte, poi sono arrivate le due scosse. - ha detto Cesare Spuri - Da qualche settimana Davide Piccinini, un geologo, è il responsabile della Protezione civile regionale, che sta seguendo con molta attenzione. Con Titti Postiglione, responsabile della Dicomac (Direzione di comando e controllo della Protezione civile nazionale) domani (domenica 5 febbraio) abbiamo una videoconferenza per fare il punto sulle Sae (Soluzioni abitative emergenziali), cioè le casette prefabbricate. Abbiamo delle situazioni che sono difficili ma incanalate su una strada che tende a superare anche le difficoltà delle gare pubbliche, ma in ogni caso occorre fare una valutazione economiche perché con il cuore tutto quello che serve anche in termini economici per Capodacqua, però non è che noi attingiamo ad una fonte inestinguibile di risorse. Sempre partendo dal fatto che Capodacqua e Tufo e chiunque dimostra questo attaccamento è parte dei processi, cioè parliamo anche di umanità di attaccamento delle persone. Da domani, come per una delle priorità per Capodacqua che era la rimozione delle macerie, certe decisioni verranno prese.”.


Un altro tema sul quale l'ing. Spuri ha fatto chiarezza è quello dei lavori: occorre rispettare le regole. E, ad esempio, per opere di urbanizzazione da 1 milione e 200 mila euro sulle aree destinate all'insediamento di casette prefabbricate occorre fare gare pubbliche e invitare tutte le aziende che debbono avere tutti i requisiti, dal certificato antimafia a quelle di categoria richieste per certi lavori e certi importi.


Perché tanti muratori, idraulici, elettrici sfollati che stanno in riviera senza fare nulla non vengono impiegati nella ricostruzione? E' stata una delle domande.


Spuri ha risposto che le associazioni di categoria artigiane possono orientare questi lavoratori e i sindaci per piccoli lavori da una decina di migliaia di euro possono chiamare questi a rotazione.


Dedicheremo un ulteriore servizio a questo convegno per analizzare alti aspetti scientifici e politici in relazione al sisma e alla ricostruzione, dall'aspetto idrogeologico, quello climatico e di microzonazione geologica e sismica. Quest'ultimo elemento diviene centrale per stabilire la vulnerabilità sismica delle zone già costruite e quelle sulle quali costruire o ricostruire.