Terremoto, l'agibilitatore tra gli 'Angeli' del ritorno a casa

Terremoto, l'agibilitatore tra gli 'Angeli' del ritorno a casa

Intervista all'ingegnere strutturista Roberto Gregori dell'Ipe

Ascoli - Ora che anche Papa Francesco ha visitato, in modo 'francescano', senza fronzoli e scorte, le aree colpite dal terremoto del 24 agosto scorso, noi vogliamo approfondire alcuni temi che sono legati al sisma.

Iniziamo con l'intervista all'ingegnere strutturista Roberto Gregori che ha una notevole esperienza in materia ed è reduce da verifiche sulle conseguenze del sisma in Umbria,

Anche lui è in quel manipolo di “Angeli del rientro in casa”: qualcuno ha definito in questo modo i tecnici che operano nelle aree più duramente colpite dal sisma del 24 agosto per verificare la eventuale agibilità delle abitazioni in cui si segnalano lesioni.


Chi sono questi tecnici che effettuano le verifiche?


Con riferimento alle squadre in cui opero io, si tratta di ingegneri già esperti in strutture, ulteriormente formati dalla protezione civile tramite un apposito corso sulla “gestione dell’emergenza sismica, rilievo del danno e valutazione dell’agibilità”. Si tratta di un corso molto impegnativo, con professori universitari e tecnici della protezione civile come docenti ed esame finale di valutazione.

In caso di evento sismico, operiamo all’interno della protezione civile nazionale coordinati dall'ing. Patrizia Angeli, presidente dell’IPE (Associazione Nazionale Ingegneri per la Prevenzione e le Emergenze). Tengo a sottolineare che svolgiamo il nostro servizio a titolo assolutamente gratuito.

In questa modalità avevo già dato il mio piccolo contributo anche nel terremoto del 2012 in Emilia-Romagna, il primo peraltro in cui hanno operato ingegneri esterni alla protezione civile ma da questa appositamente formati.



Come si svolge il vostro lavoro sul campo?


Specie chi è chiamato ad operare a ridosso dell’evento sismico ed in zona epicentrale trova spesso una situazione complessa: non solo ci sono molte case danneggiate e tante richieste di sopralluogo, ma anche molta (giustificabile) confusione nel COC (Centro Operativo Comunale, base delle operazione nei comuni, ndr): spesso le persone che ci lavorano sono scioccate dall’evento oppure addirittura hanno perso casa o hanno avuto lutti a causa del sisma. Noi ci mettiamo a disposizione, e con pazienza e cortesia li aiutiamo a mettere in ordine le pratiche di richiesta sopralluogo; quindi passiamo all’operatività che consiste nel visitare i fabbricati e valutarne l'agibilità.


Su questo argomento vorrei poi fare chiarezza: noi non valutiamo la “antisimisicità” degli edifici (operazione lunga e complessa), ma se il sisma abbia modificato in modo significativo la resistenza della casa, il che comporta una buona esperienza e una capacità di valutare gli effetti e le cause (strutturali) del danno e il decadimento della resistenza dell’edificio (si tratta di una “sentenza” che viene emessa con un sopralluogo breve e senza avvalersi di esami di laboratorio o test sulla struttura).


Durante questa operazione siamo quasi sempre accompagnati dai residenti, e qui subentra il lato “umano” del sopralluogo: parliamo di persone per le quali spesso è la prima volta che rientrano nella casa dopo il sisma, sono terrorizzate ed hanno perso molti punti di riferimento: sono impaurite al punto che a volte durante il sopralluogo sentono una scossa che non esiste (probabilmente rivivono nel loro inconscio l’evento traumatico); stare con loro, domandare dove hanno visto danni, parlarci, non serve solo a fare meglio il mestiere di Agibilitatori (è questo il termine tecnico del nostro lavoro), ma anche e forse soprattutto a dare coraggio a queste persone, a far capire che esiste un futuro che riparte dopo il dramma del sisma: in particolare nel caso in cui riteniamo la struttura non danneggiata in modo significativo dal terremoto, essere apparentemente indifferenti alla scossa che arriva durante l’ispezione, accettare magari il caffè che viene offerto a fine ispezione fermandosi a fare quattro chiacchiere aiuta a far recuperare alle persone la sicurezza che avevano perso nella loro amata casa: ”se loro non hanno fretta di allontanarsi allora possiamo sentirci sicuri anche noi…” è un motto ricorrente.


Scosse sismiche durante i sopralluoghi, case con i segni evidenti del sisma, zona epicentrale, rischiate ?


Tutte le attività che si svolgono in zona epicentrale con attività sismica in corso hanno un rischio intrinseco; anche la nostra, ma tutti noi non ci fermiamo certo per questo margine di pericolo, comunque infinitamente inferiore rispetto ai rischi che corrono coloro che intervengono nelle prime fasi della crisi sismica per le attività di ricerca e soccorso (penso ai Vigili del fuoco in particolare), di cui tutti dobbiamo apprezzare la dedizione e il coraggio.


Si parla tanto di errori progettuali, di ristrutturazioni errate, di tetti pesanti che compromettono la resistenza delle case: le è capitato di trovare questo tipo di difetti?


Tantissime volte, purtroppo, ho incontrato strutture compromesse in modo importante o definitivo per effetto di cattiva progettazione o di ristrutturazioni non idonee; spesso provo rabbia pensando che ci sono stati morti e case lesionate da lavori inadeguati, probabilmente effettuati e progettati da incompetenti; per me è triste pensare che con lo stesso costo economico in molti casi si sarebbero potute realizzare costruzioni che sarebbero passate indenni o quasi nel sisma del 24 agosto. Un consiglio, anzi un appello, a tutti è quello di affidarsi sempre a ingegneri che abbiano esperienza nelle strutture: le valutazioni di impatto sismico sono complesse e necessitano di un alto grado di preparazione, specie nelle ristrutturazioni e restauri.


Rischio personale, alta responsabilità, attività resa senza alcun compenso, impossibilità di lavorare nella futura ristrutturazione delle case verificate, tutti oneri a carico vostro: ma allora cosa spinge un ingegnere a lasciare temporaneamente i propri impegni e dedicarsi gratuitamente alla attività di “agibilitatore”?


Sono varie le motivazioni che ci spingono ad operare. Per quanto mi riguarda lo considero innanzitutto un dovere civico: ad Ascoli sappiamo cosa vuol dire un terremoto e le sue conseguenze (mia moglie fu sfollata nel 1972) e sappiamo quali sono i disagi e sofferenze, quindi potere essere di aiuto a far ritrovare sicurezze è importante. Poi, e soprattutto direi, ci sono cose che vanno assai oltre il valore economico: gli occhi ed il sorriso di una madre che abbraccia il suo bambino dopo aver compreso che può rientrare a casa sua in sicurezza non ha prezzo. Io che sono profondamente cattolico amo definirlo una forma del “centuplo quaggiù” .


Si sono fatte molte teorie e comparazioni fra i terremoti degli ultimi anni: Lei come ritiene sia stato l’impatto distruttivo di questo terremoto rispetto a quelli recenti del 2009 e 2012?


Non sono un sismologo, sono un ingegnere, quindi il mio sguardo lo pongo non al sisma in sé ma agli effetti sulle costruzioni. Ho seguito con qualche perplessità alcune considerazioni fatte sui media e mi sono voluto fare una mia idea personale usando ovviamente i dati ufficiali di INGV. Sto completando l’analisi e mi sembra emerga qualche sorpresa; ma su questo avremo modo di fare maggiori approfondimenti in futuro.