Ancona - Il Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Ancona ha eseguito nei giorni scorsi 20 perquisizioni nella prosecuzione d'inchiesta sull'appalto quinquennale del 2009, da 12,5 milioni di euro, per realizzare il Centro servizi unificato a Fabriano (Ancona).
Lo conferma la Procura di Ancona che sta approfondendo gli accertamenti sulla fase esecutiva.
In questo filone sono indagate nove persone, tra cui Piero Ciccarelli, ex dg Asur ora dirigente servizio Sanità della Regione, Alberto Carelli, ex direttore amministrativo Asur, e Massimiliano Picardi, gestore della Medilife spa.
Due gli obiettivi principali: comprendere se l'appalto venne sovradimensionato per ricavare provviste e se funzionari pubblici ne abbiano tratto vantaggi personali. Ma il sospetto degli inquirenti è che una serie di appalti pubblici della sanità delle Marche sia stata pilotata negli anni in cambio di vantaggi personali. Associazione per delinquere, abuso d'ufficio, truffa e frode, sono le ipotesi di reato contestate a Ciccarelli, Carelli e Picardi.
Sono indagati, tra gli altri, per abuso d'ufficio, Giulietta Capocasa (ex direttore amministrativo Asur oggi direttore generale dell'Area Vasta 5), Alberto Lanari (direttore di esecuzione contratto) e, per truffa e frode, anche Roberto Dotti (per la fase esecutiva dell'appalto per il Centro servizi unificato) così come Lanari e gli altri tre inquisiti principali.
Per quanto riguarda il direttore dell'Area Vasta 5 in passato il consigliere regionale di Forza Italia
Umberto trenta aveva presentato un'interrogazione, che è rimasta lettera morta nel trapasso dalla vecchia giunta regionale a quella attuale guidata dal presidente Luca Ceriscioli, su una serie di presunte illegittimità che se risultassero vere minerebbero l'intero "cursus honorum" della Capocasa.
Sempre nei confronti della nomina del direttore d'Area Vasta 5, il Movimento5Stelle aveva presentato un esposto alla Procura e alla Corte dei Conti riservandosi di presentare una nuova interrogazione in Consiglio regionale.
La dottoressa Capocasa era sta promossa alla direzione dell'Area vasta 5 con l'arrivo della giunta Ceriscioli che aveva dato il benservito al dottor Massimo Del Moro che era rimasto in carica per un solo anno sui tre previsti di norma in questo ruolo.
Il dottor Del Moro si era rivolto al Giudice del Lavoro per impugnare quel provvedimento.
La sentenza che potrete leggere in allegato è sta emessa a marzo riconoscendo il risarcimento economico del preavviso al ricorrente, non ammettendo la richiesta di reintegro nel ruolo.
Del Moro ha immediatamente presentato ricorso in Appello. Ora, al ritorno dalla Cina, il presidente Ceriscioli si troverà scodellata sul tavolo una bella patata bollente, perché la sanità marchigiana da sempre fiore all'occhiello in campo nazionale si trova ad affrontare un passaggio cruciale sul fronte della legalità qualora gli accertamenti giudiziari confermassero le ipotesi accusatorie.
Un fatto è certo: una chiarezza va fatta sula illegittimità o meno del direttore dell'Area Vasta 5.