Blitz amianto, secondo round e nuova chiusura di via Piemonte

Blitz amianto, secondo round e nuova chiusura di via Piemonte

L’Arpam di Pesaro, specializzata nel settore amianto, già nel 2014 aveva fatto un sopralluogo alla Sgl Carbon, quindi conosce bene questa situazione. A quel tempo hanno operato senza la teatralità di oggi.

Ascoli - Le tute bianche sono tornate in scena presso l’ex Sgl Carbon e con esse anche l’interdizione al traffico di via Piemonte. Scenografia scaturita dalle operazioni? L’aumento del traffico su viale Rozzi e nella zona della rotatoria della stazione ferroviaria.

Oggi io e un collega abbiamo avuto addirittura problemi nel recarci nell’ufficio della Restart Srl (accanto alla fabbrica, ma fuori dal suo perimetro) per assumere notizie sullo stato del piano di bonifica dell’amianto perché la via era interdetta. Abbiamo ovviato ad un certo punto passando per campi, visto che era terreno privato della società. Non c’è stato verso di fare 30 metri sull’asfalto a piedi.

 

Carabinieri e polizia municipale agivano su ordine della Procura della Repubblica. Ed è proprio questo ordine che non riusciamo a comprendere. E se la Procura correttamente ha ogni diritto nell’attività di inchiesta giudiziaria questa però dovrebbe ogni tanto confrontarsi realisticamente con i luoghi nei quali si sta operando.


Come vedrete dalla immagini che pubblichiamo gli operatori ambientali avrebbero potuto lavorare tranquillamente all’interno del perimetro della fabbrica, come hanno fatto per anni avendo a disposizione spazi infiniti per campionare e riporre i campioni stessi una volta prelevati.

 

Ci sono infatti spazi così vasti e non invasi da materiali che possano inquinare i campioni prelevati che sarebbe bastato chiudersi dentro e lavorare con tranquillità senza creare problematiche alla cittadinanza.

 

Infatti se alla Procura si riconoscono tutti i diritti nella propria attività istituzionale, parimenti la Costituzione Italiana stabilisce il diritto di critica quando ne esistano le condizioni.

In ogni caso, dopo questa premessa, per lo stato dell’arte sulla bonifica dei manufatti contenenti amianto che coprono parte della struttura della fabbrica, possiamo dire che il prossimo 11 marzo si riunirà il Cda di Restart Srl per aggiudicare la rimozione dell’amianto ad una delle ditte certificate dal Ministero che hanno risposto alla gara. Sono state 9 quelle che hanno partecipato.

 

Con tutta probabilità la società vincitrice della gara smaltirà i materiali con amianto nella discarica di Maiolati Spontini che è il luogo certificato più vicino a noi.

 

Hanno partecipato alla gara ditte di primaria importanza circa la capacità di bonificare aree di rilevante presenza di manufatti contenenti amianto. Nell’ex Sgl Carbon su 44 mila metri quadri di stabilimento le coperture interessate dalla presenza di amianto sono 22 mila metri quadrati.

 

Oggi i prelievi sono stati fatti su un tetto di oltre 9 mila metri quadrati sul quale erano presenti coperture contenenti amianto di 1.124 metri quadrati.

 

L’Arpam di Pesaro, specializzata nel settore amianto, già nel 2014 aveva fatto un sopralluogo alla Sgl Carbon, quindi conosce bene questa situazione. A quel tempo hanno operato senza la teatralità di oggi.

In pratica le attività coordinate dalla Procura di Ascoli Piceno servono a verificare se quanto affermato da Restart Srl circa la superficie di manufatti contenenti amianto sia veritiera.

 

Cosa può esser cambiato dal 2014? Restart avrà aumentato le coperture con amianto? Sono domande retoriche, ma retoriche non sono e hanno dei costi per i cittadini, le attività poste in essere proprio nel momento in cui l’amianto sta per essere rimosso.

 

Si tratta di situazioni così note anche in Procura che il tenore delle attività di questi giorni francamente ci lascia perplessi. Si badi bene, teniamo alla protezione ambientale della comunità noi per primi. Ci chiediamo allora perché non vengano fatte le stesse attività in altre parti della città dagli organi di controllo, Procura compresa.

 

Perché diciamo che la Procura di Ascoli conosce bene la situazione? Circa anno fa Restart Srl chiamò in causa la Sgl Carbon dicendo nei suoi atti che la multinazionale al momento della vendita dell’area a Restart non aveva fatto alcun cenno della presenza dell’amianto.

 

In quel caso il giudice Gregori dette ragione a Restart dicendo che toccava alla Sgl Carbon assumersi l’onere della bonifica dell’amianto, mentre Restart avrebbe eseguito quella del terreno dagli Ipa.

La Gregori nell’emettere il provvedimento inviò il fascicolo alla Procura di Milano (sede della Sgl Carbon Italia) e a quella di Ascoli Piceno. Difficile non conoscere quindi la situazione nell’area chimica ascolana.

 

Per citare una 'good practice' di un ente pubblico nella rimozione dell’amianto, dobbiamo parlare di Fano. Il Comune con 1 milione e mezzo di euro di finanziamento pubblico ha eliminato le coperture contenenti amianto su 32 edifici pubblici della città.

 

In quel caso le strade non sono state interdette e stiamo parlando del centro storico cittadino dove queste operazioni sono state effettuate nel pieno rispetto delle regole per questo tipo di attività sensibile dal punto di vista ambientale.