Ascoli - Una personaggio limpido come lui per andarsene non poteva che scegliere le terse giornate di questo dicembre, alla vigilia di Natale.
Carlo Vittori ha compiuto l’ultimo tratto della sua esistenza terrena in salita, su per le scale della chiesa di S. Angelo Magno ad Ascoli Piceno, ma senza fatica. A sostenerlo un “bastone” sempre presente e poco incline alla ribalta: sua moglie Nadia, con i due figli Massimo e Fabia, insieme a tanta gente.
Tanti i volti noti dello sport. Mancava il presidente del Coni Malagò che si trova in Oriente, ma in rappresentanza c’era Fabio Sturani. C'erano anche il presidente della Fidal Alfio Giomi, l’ex presidente Giovanni Gola, i commissari tecnici Nicola Silvaggi, Elio Locatelli e Sandro Giovannelli. Diversi i maestri dello sport. Poi un collaboratore storico di Vittori come Roberto Bonomi. Tra gli ex atleti c’erano Erminio Azzaro, marito di Sara Simeoni, Giovanni Bongiorni e Patrizia Spuri.
Presente anche mister Carlo Mazzone che aveva “contaminato” il prof. Vittori nelle sue esperienze calcistiche del Pescara e della Fiorentina. Commosso il suo saluto con la mano ad accarezzare la bara dell’amico all’uscita della chiesa. In rappresentanza della città c’era il sindaco Guido Castelli.
Il vescovo Giovanni D’Ercole, che ha officiato il rito funebre, ha detto che mai avrebbe pensato di trovarsi a dare l’estremo saluto ad Ascoli Piceno a Carlo Vittori con il quale aveva trascorso una serata a Roma molti anni fa a parlare di atletica. “E’ una grave perdita per il mondo sportivo. – dice mons. Giovanni D’Ercole - Quello serio, senza droghe.
L’atletica ha perso un maestro, un istruttore vero. Un esempio per gli atleti che ha allenato. Ha insegnato che il vero sport non è solo sforzo fisico, ma educazione interiore, perché il meglio di ciascuno di noi è nascosto dentro, perché l’atletica è uno sport che rafforza l’anima.
Lui è stato capace di tirare fuori il meglio dai suoi allievi. Ora Carlo Vittori ci parla dello sport come metafora della vita spirituale. Non occorre essere tutti campioni, ma possiamo conquistarci il Paradiso con la fatica quotidiana, perché il passaggio tra Paradiso e Inferno è molto stretto”.
A tracciare un ricordo del suo maestro è stato Armando De Vincentis, già discobolo olimpionico. Con voce rotta dalla commozione ha ricordato:” Da tecnico il prof. Vittori ha constatato che molti dei valori essenziali al mondo sportivo andavano scemando e non ha esitato ad esprimere il suo disappunto, che in più occasioni è diventato rabbia, persino ira.
Un suo modo di essere coerente con il proprio credo che lo ha spesso posto in contrasto con i gestori del suo mondo, e lo ha portato a rinunciare a privilegi, anche economici, viceversa assegnati a molti dei suoi numerosissimi allievi.
Da lui abbiamo avuto elogi e rimproveri anche duri. Per tutti noi è sempre stato un punto di riferimento. Voleva significare proprio questo quando mi sono posto al centro del campo con il dito rivolto alla tribuna dell’Olimpico, dove c’era Carlo Vittori, quando ho stabilito il record italiano, quel segno era per ringraziare Vittori.
E la Scuola dello Sport con Vittori ha portato l’Italia a livello mondiale. La Scuola era la “via Panisperna” dello sport italiano. A Formia poi il prof. Vittori ha consentito agli atleti che allenava di conquistare 37 medaglie tra Olimpiadi, Campionati Europei e Mondiali. I suoi libri sono letti in tutte le Università del mondo”.