Ascoli - Con decreto deciso in camera di consiglio del 19 novembre 2015, ma pubblicato il 17 dicembre, il Tribunale ha respinto il ricorso di due omosessuali tendente ad ottenere la registrazione del loro matrimonio celebrato e riconosciuto in uno Stato membro della Unione Europea.
Il provvedimento esamina la normativa interna, quella europea e quella della Convenzione europea sui diritti dell'uomo. Con il conforto della giurisprudenza della Corte Costituzionale, della Corte europea dei diritti dell'uomo, del Consiglio di Stato e dei giudici di merito ha ritenuto il Tribunale di non poter accogliere il ricorso.
Tuttavia, il Tribunale, unico tra i giudici italiani, ha dichiarato, che la unione omosessuale ha diritto ad essere riconosciuta come unione di fatto: che il giudice, pur prendendo atto delle nuove esigenze, è di fatto impotente nel dare risposte dinanzi ad un legislatore lentocratico, stigmatizzato sinanche dalla Corte Costituzionale e dalla Corte Europea dì Strasburgo.
Nel provvedimento non vi è alcun pregiudizio ideologico né religioso, ma solo la presa d'atto che, purtroppo oggi i giudici non possono, nemmeno in via costituzionalmente orientata ai "nuovi diritti", affermare che la unione (sia tra conviventi etero che tra conviventi omo) trovi adeguata tutela nel nostro sistema.