Ascoli - Il giudice Anna Maria Teresa Gregori del tribunale di Ascoli Piceno ha emesso questa mattina una sentenza di condanna contro Sgl Carbon Italia Spa e la sua controllante Sgl Carbon Holding SL (la capogruppo spagnola) per avere taciuto a Restart Srl, al momento della chiusura del contratto d'acquisto dell'area industriale, di una cospicua presenza di amianto nella stessa.
La condanna prevede, secondo il principio “Chi inquina paga”, che la Sgl Carbon si accolli l'immediato onere della bonifica dell'amianto. Il giudice Gregori ha anche inviato il fascicolo processuale alla procura della Repubblica di Milano e a quella di Ascoli Piceno.
Con tutta evidenza il magistrato ha ravvisato dal comportamento di Sgl Carbon la commissione di presunti reati penali che potrebbero andare dalla truffa in sede contrattuale all'inquinamento, tenendo conto che la legislazione in ambito ambientale ora è cambiata: c'è una norma più rigida e punitiva del passato.
“La sentenza odierna – dice Franco Gaspari, presidente di Restart Srl, a nome dell'intero Cda presente alla conferenza stampa tranne Giuseppe Campanella che vive a Milano – scaturisce da un ricorso d'urgenza presentato alla magistratura quando Restart si è accorta che Sgl Carbon Italia Spa alla fine del 2014 aveva attuato una procedura di messa in liquidazione della società italiana. I commissari liquidatori avevano rivisto in ribasso la stima del patrimonio netto, che fino ad allora era valutato a 26 milioni di euro, portandolo al valore di circa duecento mila euro. Questa mossa ci ha fatto capire che stava accadendo qualcosa di strano e allora ci siamo attivati.
E grazie al lavoro dei nostri avvocati, Francesco Marozzi di Ascoli Piceno e Franco Giampietro di Roma, che si sono presi una rivincita giuridica sul contegno di sufficienza tenuto dai loro colleghi di controparte di un prestigioso studio legale milanese, oggi abbiamo questo importante risultato. Restart aveva chiesto al tribunale che la Sgl Carbon, che aveva agito in malafede nel corso della chiusura contrattuale per l'acquisto dell'area industriale non dicendo che c'era una notevole quantità d'amianto, bonificasse quell'elemento, solo in subordine aveva chiesto un risarcimento. Questo per far capire non c'era assoluta volontà da parte delle imprese ascolane di lasciar correre certe situazioni”.
Cosa accade ora? Restart Srl consegnerà entro l'8 luglio il piano operativo di bonifica che comprende prima di tutto la rimozione dell'amianto, l'abbattimento di tutte le strutture interne all'area, quindi la bonifica di cemento, ferro e calcestruzzo, prima di passare a quella del terreno inquinato da Ipa (idrocarburi policiclici aromatici) secondo l'analisi di rischio già approvata a gennaio dagli enti competenti. Il costo della bonifica dell'area, secondo lo studio preliminare già fatto nel 2010 dalla Sgl Carbon e approvato dagli enti competenti, era stato valutato in 35 milioni di euro. Il costo della bonifica dell'amianto ammonta a circa 1 milione di euro.
“Restart – dice Franco Gaspari – ha fatto questo tipo d'intervento per la città. Pensate che una volta proprietari dell'area la società si è dovuta sobbarcare di tutti gli oneri di manutenzione ambientale, di messa in sicurezza che un'area del genere comporta.
Costi ai
quali i soci non si sono sottratti perché dal momento in cui si è
partiti per questo progetto di riqualificazione abbiamo pensato alla
comunità. Restituiremo ad Ascoli il più grande parco urbano, una
zona residenziale secondo i criteri delle smart cityes, realizzata
secondo canoni di sostenibilità e green economy, e un polo
scientifico, tecnologico e culturale che produrrà economia per
l'intero territorio.
Entro fine anno si prevede la fase attuativa
di bonifica. Se tutto andrà come prevediamo che vada, visto che il
piano operativo di bonifica non è uno sconosciuto per gli enti che
dovranno valutarlo, ma in questi mesi c'è stato un continuo
confronto con tavoli tecnici sui vari temi, entro fine anno l'iter
procedurale dovrebbe essere concluso. Per quanto riguarda l'amianto
sarà rimosso, - assicura
Gaspari - qualunque sia l'atteggiamento della Sgl Carbon in
sede giudiziaria.”
“Un iter veloce del piano operativo di bonifica – aggiunge Alfredo Sperandio, socio di Restart – eliminerà anche una situazione sull'amianto che vede il Comune di Ascoli Piceno “vittima” ultima delle risoluzione della Corte di Giustizia europea che ha multato l'Italia per una serie di bonifiche non fatte per altrettanti siti inquinati. In questo elenco c'è anche Ascoli Piceno con l'area Carbon. Il costo è di 400 mila euro ogni sei mesi. Una multa di fatto pagata con il mancato trasferimento da parte dello Stato al Comune. Ma se le operazioni di bonifica inizieranno anche questa situazione verrà rimossa, tenendo conto che anche il Tar entrerà nel merito della questione ad ottobre”.
Restart ha in serbo anche un altro tema caldo, quello della sua capacità economica a portare a termine un progetto del genere messa in dubbio da alcuni in città.
“Abbiamo deliberato un aumento di capitale di 3 milioni di euro – dice il presidente Gaspari – Il nostro capitale sociale quindi ora ammonta a 7 milioni e mezzo di euro. E proprio ora che la situazione pare più semplice, visto che lo scoglio della bonifica sta per essere superato, vogliamo anche fugare altri dubbi emersi dal dibattito sulla riqualificazione: Restart non è un ambiente chiuso. Il progetto di riqualificazione dell'area Carbon è aperto a tutti quegli investitori che volessero partecipare a questa impresa e che fino ad ora erano magari incerti proprio per l'iter procedurale della bonifica”. Battista Faraotti evidenzia il lavoro fatto da Franco Gaspari e da Alfredo Sperandio in questi anni per il progetto.
“Una scommessa per il territorio – commenta Faraotti - nella quale tutte le imprese partecipanti hanno sempre messo a disposizione risorse che se avessero messo nell'attività delle loro aziende avrebbero reso certamente di più, altro che speculazione”.