Ascoli - Il vescovo Giovanni D'Ercole invia per i lettori il suo messaggio pasquale:
"Cristo è risorto! E’ veramente risorto! Questo è il culmine del Vangelo, la Buona Notizia per eccellenza: Gesù, il crocifisso, è risorto! Questo avvenimento è alla base della nostra fede e della nostra speranza: se Cristo non fosse risorto, il Cristianesimo perderebbe il suo valore; tutta la missione della Chiesa esaurirebbe la sua spinta, perché è da lì che è partita e che sempre riparte.
Il messaggio che, come cristiani, vogliamo rinnovare con gioia in questa occasione qui ad Ascoli è fondamentalmente questo: Gesù, l’Amore incarnato, è morto sulla croce per i nostri peccati, ma Dio Padre lo ha risuscitato e lo ha fatto Signore della vita e della morte.
In Gesù, morto e risorto, l’onnipotenza dell’Amore ha sconfitto per sempre la prepotente violenza dell’odio; la misericordia neutralizza il veleno del peccato, la luce della verità dissipa le tenebre della menzogna, la vita trionfa per sempre sulla morte.
In questa prima Pasqua per me ascolana, ho voluto che a ricordarci la potenza della risurrezione di Cristo fosse anche la Sindone di Arquata, tesoro spirituale della nostra Diocesi, che rimarrà esposta nella Cattedrale di Ascoli dal 1 al 19 aprile.
Tutti potranno vederla e addentrarsi in questo mistero che richiama la Sindone di Torino, che proprio a partire dal 19 aprile migliaia di pellegrini d’ogni parte d’Italia andranno a venerare. Quella di Arquata, che gli studiosi riconoscono come una copia fedele di quella di Torino, merita di essere attentamente contemplata. Per noi è segno vivente di Cristo che risorgendo ha sconfitto la morte.
Nell’imminenza ormai delle Feste Pasquali auguro a tutti tanta serenità e gioia. So però che non è facile perché, pure qui in terra ascolana, viviamo tra tante incertezze e sfide sociali ed economiche. A questo riguardo, non può non preoccuparci la persistente crisi del lavoro che vede da un lato allargarsi il campo della disoccupazione, e dall’altro crescere il numero delle famiglie in affanno e in stato di povertà.
Come Chiesa non ci stanchiamo di far sentire la nostra presenza accanto ai lavoratori in difficoltà e alle famiglie duramente provate dalla crisi economica.
Personalmente sto utilizzando ogni mezzo a me a disposizione per sollecitare le Istituzioni a trovare senza indugio soluzioni eque alle problematiche emergenti.
Per questo mi sono rivolto recentemente anche al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sollecitandone l’attenta vicinanza al nostro territorio e ho viva speranza che il mio appello venga accolto. Inoltre, per rendere ancor più tangibile l’attenzione della Chiesa verso il mondo dei disoccupati, il Giovedì Santo, nella Cattedrale di Ascoli , nella Messa in Coena Domini alle ore 18,30, laverò i piedi a dodici disoccupati. Invito poi per la Messa della Domenica di Pasqua alle 11,30, sempre in Duomo, i lavoratori delle fabbriche chiuse e a rischio di chiusura: avremo per loro una preghiera speciale nella solenne celebrazione pasquale.
E infine, per manifestare la nostra vicinanza verso quanti sono nel disagio, sempre il Giovedì Santo alle ore 16 celebrerò la Santa Messa nel carcere e laverò i piedi a 12 detenuti e volontari.
So bene che la situazione è difficile e nessuno ha la bacchetta magica, ma sento come mio dovere insistere presso le Istituzioni perché con decisione ricerchino le vie più rapide per uscire da questa crisi.
Sono convinto inoltre che tocchi ai sindacati e a tutte le componenti del mondo del lavoro svolgere un ruolo di grande equilibrio in questo momento, sapendo che la conflittualità permanente uccide ogni speranza. Penso con apprensione ai giovani in cerca di prima occupazione, ai lavoratori che bruscamente si ritrovano senza impiego e senza prospettive per l’avvenire specialmente quando si è oltre i 50 anni di età.
Penso agli imprenditori anch’essi confrontati a scelte ponderate e di grande responsabilità per le conseguenze che possono derivare per le loro aziende e per i dipendenti. I tempi sono difficili per tutti e a tutti sono chiesti sacrifici, corresponsabilità e comprensione, unendo le forze per superare il momento attuale.
Se la situazione è complicata e la crisi non accenna a rallentare, più forte deve essere la nostra speranza attiva e fattiva. Insieme possiamo, e quindi dobbiamo farcela. Consapevole di questa nostra possibilità, continuerò a offrire l’apporto totale della Chiesa allo sforzo che deve essere di tutti. Assicuro la preghiera, profondamente convinto che laddove finisce la speranza umana, si accende sicuramente quella divina.
La Pasqua ci offre questa certezza: il Signore risorto, vincendo la morte, afferma l’onnipotenza del suo amore. Non mi resta allora che invitare tutti a fare di questa Pasqua l’occasione per rinnovare la nostra fiducia in Cristo risuscitato. Se da parte nostra facciamo tutto il possibile, Egli compie l’impossibile. Rafforziamo dunque la nostra fede, rinsaldiamo consapevolmente la speranza e rendiamo più concreto e visibile il nostro sforzo di solidarietà.
Buona Pasqua a tutti, specialmente ai disoccupati e alle famiglie in sofferenza, agli ammalati, ai carcerati, agli anziani, alle persone sole e a quanti per qualsiasi motivo sono o si sentono in difficoltà.
Con affetto"