I finanzieri, grazie a controlli incrociati svolti tra vari clienti, hanno verificato che l’imprenditore cinese, oltre ad aver emesso fatture per oltre 1 milione di euro e non avendole però mai dichiarate, non aveva assunto alcun dipendente.
E' stato con un blitz notturno nel laboratorio di Senigallia che i finanzieri hanno trovato 20 persone intente a cucire pantaloni per conto di importanti aziende italiane.
C'è stato un tentativo di superare la situazione: l’imprenditore ha tentato di giustificare quei lavoratori presentandosi con un nome diverso da quello reale ed esibendo ai militari un registro infortuni appartenente ad un’altra ditta cinese attiva da circa 2 anni nello stesso laboratorio.
A conclusione di una serie di
violazioni scoperte, le Fiamme gialle hanno elevato sanzioni per
oltre 300.000 euro.
Gli agenti hanno scoperto poi che le 20
intente al lavoro nel laboratorio dormivano in un capannone attiguo,
affittato da italiani, privo dei requisiti di abitabilità (diverse
stanze da letto erano state ricavate abusivamente sia nei bagni, dove
erano stati asportati i sanitari sia in diversi solai del vano scala
ricoperti con tavolato su cui è stato montato del linoleum), il
capannone è stato sottoposto a sequestro preventivo su disposizione
del GIP del Tribunale di Ancona.