San Benedetto - La Compagnia della Guardia di Finanza di San Benedetto del Tronto ha denunciato un dipendente pubblico, incappato in uno dei consueti controlli avviati dall’Ispettorato del Dipartimento della Funzione Pubblica per il tramite del Nucleo Speciale Pubblica Amministrazione della Guardia di Finanza di Roma.
E’ infatti emerso che G.F., di anni 45, docente presso un istituto scolastico dell’entroterra sambenedettese, è risultato titolare anche di una partita IVA relativa ad attività di intermediazione commerciale, per la quale non aveva mai richiesto alla Pubblica Amministrazione di appartenenza il rilascio della prevista autorizzazione a svolgere tale tipo di attività.
La normativa del settore, in virtù del “dovere dell’esclusività” che caratterizza il rapporto d’impiego con la Pubblica Amministrazione, pone infatti il divieto, per i dipendenti pubblici, di esercitare il commercio, l'industria, professioni, ovvero assumere impieghi in società costituite a fine di lucro, così come, contestualmente, non consente la possibilità di cumulare diversi impieghi pubblici; una regola generale che investe tutti gli incarichi, anche occasionali, non compresi nei compiti e doveri di ufficio, per i quali è previsto, sotto qualsiasi forma, un compenso e che, tuttavia, trova talune deroghe ed eccezioni, comunque assoggettate alla preventiva autorizzazione che deve essere rilasciata dall’Ufficio della Pubblica Amministrazione che ha in forza il dipendente.
L’esito degli accertamenti delle Fiamme Gialle ha invece dimostrato che il docente svolgeva da alcuni anni l’attività di intermediazione “extra officio” in forza di un contratto stipulato con una società che ha sede in altra provincia ed in presenza di una falsa attestazione, rilasciata in sede di assunzione nei ruoli della Pubblica Amministrazione, con la quale lo stesso dipendente aveva certificato di non esercitare alcuna attività al di fuori del lavoro d’ufficio.
Oltre le conseguenze penali a carico del dipendente pubblico, denunciato per falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico, particolarmente pesanti le sanzioni amministrative contestate alla conclusione degli accertamenti, nell’ordine di oltre 160.000 euro, a carico del rappresentante della società, responsabile di aver conferito l’incarico al dipendente pubblico senza la prescritta autorizzazione e per aver omesso la
comunicazione, all’Ufficio pubblico di appartenenza, nei termini di legge, dei compensi corrisposti al medesimo nell’arco di cinque anni.