Ascoli - L'Anpi scrive al presidente dell'Ascoli Picchio Francesco Bellini .
"Gentile Dottor Francesco Bellini, avevamo
già da tempo intenzione di scriverLe per segnalare una serie di episodi
che vedono protagonisti individuati settori della tifoseria locale, ma
oggi non possiamo rimandare oltre il bisogno di esprimerLe la più
profonda indignazione, nostra e di tutti i democratici tifosi e sportivi
ascolani di fronte all'ennesimo oltraggio inferto all'immagine della
città di Ascoli.
Ci riferiamo al saluto "romano" tributato dal calciatore Perez alla curva sud dello stadio cittadino, che ospita la tifoseria più politicizzata.
Lei sa, Egregio Presidente dell'Ascoli Calcio, che il nostro stadio è intitolato a Cino Del Duca, attivo antifascista riparato in Francia nel '23, decorato dal governo francese per la sua partecipazione alla Resistenza, Presidente dell'Ascoli all'indomani della Liberazione dal nazifascismo.
Lei sa, Egregio Presidente, che questa città è stata liberata anche con il sacrificio di tanti suoi figli che non si piegarono di fronte alle barbarie ed all'orrore di un regime sanguinario, e che per il loro sacrificio questa città è stata decorata con la Medaglia d'oro al Valor militare per attività Partigiana, come la Provincia.
Ci chiediamo, allora, se questa città e questa provincia meritino che una minoranza di esaltati, che si spacciano per sostenitori della squadra, possano così impunemente infangare la storia e la memoria di questi luoghi e tutto questo in nome di una falsa passione sportiva.
Egregio Presidente, vorremmo che il calcio, come tutte le altre discipline sportive, fosse veicolo di messaggi positivi, di sano agonismo, di spirito davvero sportivo nel suo reale significato e non pretesto per fomentare odi e campanilismi puerili, che hanno trasformato gli spalti in palestre di violenza in mano a pochi facinorosi.
Forse ricorda che l'anno scorso, di questi tempi, l'assessore provinciale Andrea Maria Antonini veniva fotografato allo stadio con una vistosa croce celtica sulla sciarpa e che, a discolpa, dichiarava ingenuamente che l'indumento era "una delle tante sciarpe che da 40 anni identifica l'appartenenza alla curva"; episodi del genere spiegano una città piena di scritte fasciste, svastiche e croci celtiche firmate dalla frangia neofascista della tifoseria ascolana.
Lei sa, Egregio Presidente, che la legge Mancino punisce severamente tutti gli episodi che richiamano gesti o immagini di gruppi o organizzazioni neofasciste, specialmente se a commettere tali gesti sono gli stessi giocatori in campo.
Non è questo il calcio che una città insignita di Medaglia d’Oro al Valore Militare per Attività Partigiana vorrebbe vedere e sostenere.
Se ci rivolgiamo a Lei è perché siamo sicuri che Lei condivide le nostre preoccupazioni e vorrà farsene carico richiamando tutti, giocatori e tifosi, al rispetto delle leggi e della memoria antifascista di questa città.
Confidiamo
in una Sua cortese risposta: siamo certi che episodi di questo genere
non sarebbero possibili in nazioni come quella in cui Lei vive la Sua
professione. Si immagina i commenti dei lettori de Le soleil de Quebec,
del Montreal Gazette o de Le Journal de Montreal di fronte a tali
notizie? Cordialmente la salutiamo."