Il vescovo Carlo e il segno dell’accoglienza

Il vescovo Carlo e il segno dell’accoglienza

Il Vescovo Carlo Bresciani per il pranzo di Natale ha accolto in casa propria i meno abbienti

San Benedetto - Il Vescovo Carlo Bresciani: “Accogliere qualcuno in casa il giorno di Natale è ovviamente solo un segno, per quanto importante: si tratta di richiamare alla memoria che l’ospitalità e l’accoglienza è l’attenzione che dobbiamo avere gli uni verso gli altri, soprattutto verso chi vive in situazioni disagiate. Si tratta di un’attenzione che deve invadere tutti i nostri giorni, perché l’accoglienza di Dio passa attraverso l’accogliere colui che incontriamo anche inaspettatamente sul nostro cammino, come è capitato al Buon Samaritano, come è capitato ai pastori che sono andati alla grotta senza sapere che andavano a incontrare il Figlio di Dio venuto sulla terra.”

Il Vescovo durante il pranzo ha ascoltato le storie degli ospiti e ha offerto loro i migliori manicaretti preparati dalle suore per l’occasione.

Facciamo sì che tutti giorni sia Natale: durante l'anno anche noi possiamo accogliere in casa i meno fortunati, che non sono soltanto coloro che hanno problemi economici ma anche coloro che sono poveri di famiglia o di amicizie, tutto questo per far sì che nessuno sia solo e abbandonato, è accogliere Dio che è nel prossimo.


La Messa di Natale

Vescovo Carlo Bresciani S. Messa di Natale: “Singolare paradosso: il mondo vuole la festa, ma non vuole il festeggiato”


Santa Messa di Natale, le parole pronunciate dal Vescovo Carlo Bresciani: “Siamo oggi nella gioia: gioia perché la lieta notizia del Natale è “Dio non si è mai dimenticato del mondo, non si è dimenticati di me, di te”, anzi si mette in cammino sulle nostre strade per venire a incontrarci e dirci con tutto l’ardore del suo amore che gli stiamo a cuore e che ci ama, perdutamente. Il nome del suo amore è Gesù, il Figlio eterno del Padre, mandato nel mondo per noi. Dio non si limita a scrivere sui muri, come fanno gli innamorati, dichiarando così pubblicamente il loro amore. Ma, in fondo scrivere sui muri non costa molto, caso mai sporca soltanto. Dio fa molto di più: si abbassa fino a noi, e, da ricco che era, in Gesù si fa povero come noi per arricchire noi della sua povertà.

Questa è la risposta di Dio all’indifferenza del mondo che l’ha dimenticato e pretende, tronfio dei propri progressi tecnico-scientifici, di poter fare a meno di Lui e del suo amore. Ma noi siamo ricchi di strumenti e poveri di relazioni e di amore, per questo diventiamo sempre più indifferenti al Dio che si fa vicino a noi. In altre parti del mondo, purtroppo si esperimenta una vera ostilità che arriva all’aperta persecuzione.

Il mondo sta diventando sempre più indifferente a Dio: no, non necessariamente in modo apertamente ostile a Lui, ma indifferente sì. Si tratta di una indifferenza talora un po’ infastidita, perché semplicemente non vorrebbe sentirne parlare, quasi che il semplice parlarne sia offendere la sensibilità di qualcuno. La società deve essere laica, vivere come se Dio non esistesse, così si tende ad affermare con un non celato senso di liberazione. Singolare paradosso: il mondo vuole la festa, ma non vuole il festeggiato. “Che importa che Lui ci sia o no alla festa; divertiti, mangia e bevi e non ti preoccupare d’altro”.

Carissimi, forse state pensando che sia un tantino esagerato e che in questo Natale sia preso da un accesso di depressione o sconforto. Vi assicuro che non è così: godo profondamente nella meditazione di un Dio che viene a cercarmi e sono veramente lieto anche per voi, perché so che, se Dio vi cerca, Lui arriva anche dove io non potrò mai arrivare. Ma non posso non guardare al di fuori di questa nostra cattedrale oggi particolarmente gremita da voi cari fedeli che con il calore della vostra fede la rendete più bella e più accogliente, e allora un velo di rammarico intacca la mia gioia.

Guardando fuori, non posso non notare l’indifferenza sempre più accentuata che ferisce il cuore di Dio. Un’indifferenza che, siamo sinceri, passa dentro le pieghe della stessa comunità cristiana, delle nostre famiglie. Rischiamo di essere preoccupati di sottolineare se le luminarie natalizie sono più e meno vistose di quelle dell’anno scorso, siamo invece meno preoccupati per la poca accoglienza di Colui che celebriamo in questo Natale. Siamo un po’ come coloro che curiosano nella casa dello sposo, commentano gli arredi con i quali ha preparato la casa, ma non prestano attenzione allo sposo che ha invitato e a quello che egli ha da dire.

Forse non siamo molto diversi da coloro che intenti a far festa, non avevano posto a Betlemme per ospitare quel Bambino che stava per nascere per gridare loro quanto Dio li amava. A Lui doveva bastare una stalla, ma fuori dall’abitato così da non disturbare troppo la festa. Appunto, fuori dall’abitato, dai luoghi in cui si vive. Faccia pure, purché non ci disturbi.

Oggi noi ricordiamo nella gioia un Dio che viene nel mondo, Egli si fa di nuovo bambino, ma a chi interessa veramente che sia povero, non arrivista, non vendicativo, che non venga in cerca di denaro o di potere, ma sia armato solo della volontà incrollabile di Dio di dire anche all’ultimo suo figlio, a quel figlio dimenticato da tutti, ma che Lui non cessa di amare, e per dire a noi che, se anche noi, con Lui, non amiamo questo ultimo suo figlio, non siamo ancora veri figli suoi?

Carissimi, non è forse vero che oggi nei nostri Paesi che eravamo soliti chiamare cristiani c’è molta indifferenza, che ci stiamo un po’ tutti abituando a non prendere più in seria considerazione la logica di Dio che sta dalla parte dei poveri, arrivando fino al punto da sfruttare i poveri per interessi inconfessabili? Ė quasi inevitabile: l’indifferenza verso Dio diventa l’indifferenza verso i tanti modi in cui oggi la dignità umana è calpestata, le persone sfruttate a scopo di lucro, costrette ad emigrare o cacciate dalle loro case.

L’indifferenza a volte sembra nascondersi dietro una patina cristiana, - “ma come, io sono cristiano!”, “ma come, io ho frequentato addirittura l’Istituto Superiore di Scienze Religiose e ho studiato teologia!” mi sento talora dire -, ma che ne è di quanto Lui ci insegna nel suo Natale, attraverso quel modo preciso nel quale si è realizzata la sua nascita a Betlemme? Parliamo di Dio e poi viviamo agendo come se Dio non esistesse: il divertimento prima di tutto, gli affari sono affari, gli interessi sono interessi, il potere, il denaro e il successo vengono prima di tutto, agli affetti non si può comandare, e quindi se non è più gratificante stare con quel coniuge, lo scarico e ne cerco un altro, se il figlio non è desiderato è mio diritto sopprimerlo. Devo forse continuare con questa penosa lista? Questi sono tutti modi di essere indifferenti nei confronti di quanto Gesù nel Natale dice dell’amore di Dio per ogni uomo. Vedete: si può essere indifferenti verso Dio, mentre si parla di Lui e si fa festa per Lui!

Sì, è vero, mi preoccupa questa indifferenza nei confronti di Dio che vedo aumentare nei nostri giovani e nei nostri adulti. Mi domando come e in quale delle grotte interiori di questi nostri fratelli posso portare Gesù per destarli dalla loro indifferenza, far sì che nasca anche per loro e possa giungere a loro il suo amore.

Mi preoccupano tradizioni natalizie svuotate del loro senso religioso e catturate da logiche che nulla hanno a che vedere con la fede e con la necessità che si dialoghi con il mondo di oggi. L’apertura di Dio al mondo che Gesù nel Natale manifesta in maniera insuperabile, e che noi siamo chiamati a imitare, non ha nulla a che vedere con l’andare incontro al mondo eliminando Dio come un carico ingombrante.

Grazie al cielo, molti fedeli e molte nostre parrocchie mostrano una sensibilità verso Dio e verso il povero che mi commuove: lì veramente c’è un cuore che sta ascoltando Dio, lì c’è una vera culla preparata per accoglierlo. Lodo il Signore per parrocchie e fedeli che nel Natale pensano anche a chi nella vita è molto provato da situazioni disagevoli. Questo mi fa dire che il Dio che viene non cade nel vuoto e nella completa indifferenza di tutti e questo rinfranca la nostra speranza. Vedo famiglie in cui si coltiva un amore semplice ma vero per il Signore, ho visto giovani e ragazzi che stanno crescendo in una fede fatta non solo di parole, ma di scelte di vita coraggiose e coerenti.

Carissimi, Dio continua a nascere oggi e a generare vita. Dio continua a generare il suo corpo, la Chiesa, spesso silenziosamente. Non ve ne accorgete? Il baccano del mondo no, ma noi sì, per questo oggi siamo nella gioia e non siamo come coloro che non hanno speranza, ma con gli angeli cantiamo: gloria Dio e pace in terra agli uomini che Egli ama.

Buon Natale, a voi cari fedeli. Buon Natale a tutti, perché Dio viene per tutti, nessuno escluso”.