Ascoli - E’ notizia della stampa
nazionale che lo Stato Italiano rischia nuove condanne per non aver
ancora bonificato 196 siti inquinati, tra cui l’area ex SGL Carbon di Ascoli.
Infatti, il 4 settembre si è tenuta udienza alla Corte di Giustizia
del Lussemburgo nella procedura per infrazione che pende contro l’Italia; dalle
conclusioni presentate dall’Avvocato Generale risulta che il sito di Ascoli è
addirittura nel ristretto gruppo dei 13 siti contenenti rifiuti pericolosi,
purtroppo in compagnia di siti tristemente noti come Priolo Gargallo in Sicilia
o come Pitelli in Liguria.
La sentenza della Corte di Giustizia verrà emessa nei prossimi mesi e
ci auguriamo che l’Italia non venga condannata e che tutti i siti siano bonificati
quanto prima.
Ma, è bene precisare e ricordare che - nella malaugurata ipotesi di una condanna dell’Italia - la quota parte della “multa” imputabile alla mancata bonifica dell’area Carbon comporterebbe una responsabilità e una rivalsa verso l’Amministrazione Comunale di Ascoli in primis e anche verso gli altri enti che hanno consentito che SGL Carbon uscisse dalla vicenda, senza pagare un centesimo per la bonifica, anzi riscuotendo 6 milioni di euro dalla vendita dell’area ai privati di Restart nell’anno 2010.
All’epoca la multinazionale era presente e operante in Italia e ha tutt’ora
solido patrimonio che poteva garantire i costi della bonifica.
Vogliamo ricordare che già nell’anno 2007 (il 28 maggio per la
precisione) si svolgeva una conferenza dei servizi presso il Comune di Ascoli
alla quale partecipavano sia la SGL Carbon che Restart, quest’ultima sarebbe
diventata proprietaria dell’area solo tre anni dopo.
Oggetto della conferenza dei servizi era proprio la caratterizzazione
del sito per la bonifica.
Due anni dopo, nel dicembre 2009 il Comune approvò un progetto
preliminare di bonifica e formulò espressa e formale richiesta alla SGL Carbon
di essere messo a conoscenza di eventuali intenzione di vendita dell’area e a
quali condizioni (Determinazione n. 1571 del 14-12-2009).
Purtroppo, il Comune non ha tutelato l’interesse pubblico chiedendo
garanzie economiche alla florida e solida SGL Carbon come avrebbe potuto e
dovuto fare, ma ha addirittura facilitato e appoggiato l’operazione di subentro
della RESTART – cordata di imprenditori locali - nell’assumersi tutti i costi
della bonifica, pur senza avere adeguato capitale sociale per far fronte ai
circa 35 milioni di euro di costi per la bonifica che ben conoscevano per
essere stati dichiarati nell’atto pubblico di acquisto dell’area.
Il Sindaco di Ascoli in più occasioni ha spiegato di condividere le
tesi difensive degli avvocati della SGL Carbon secondo le quali la successione
nei decenni di realtà aziendali e societarie diverse avrebbe esonerato la
responsabilità dell’ultimo proprietario dell’area; ma la tesi è debole e anche
smentita da recenti casi molto noti come quello della discarica di Bussi sul
Tirino in Abruzzo.
Prima di piegarsi ai pareri legali profumatamente pagati dalla SGL Carbon a professionisti di propria fiducia, il Comune avrebbe dovuto agire nell’interesse della propria comunità.
Dunque, se sarà necessario – e ci auguriamo di no - scriveremo al
Presidente del Consiglio per spiegare e documentare che il Comune di Ascoli ha
rinunciato deliberatamente a porre il costo della bonifica a carico della SGL
Carbon.