Ascoli - Questa è la sostanza della lettera di “manifestazione d’interesse che il Presidente della Coalac Giuliano De Santis ha scritto al Presidente Baietta e al Presidente Spacca.
Di fronte al ricatto delle lettere di trasferimento a Jesi di tutti i dipendenti ex Coalac dal 1°Settembre, che mette a nudo le vere intenzioni aziendali, dove la dichiarate volontà di produzioni alternative erano solo una vana promessa per attutire il colpo della chiusura dello Stabilimento, la Cooperativa Coalac reagisce facendo corpo unico con operai e allevatori per difendere una delle migliori realtà produttive del Piceno.
“Nonostante le contraddizioni tra le dichiarazioni del management Cooperlat e i dati bilancio 2013- dice il Presidente Coalac De Santis- riteniamo siano infondate le notizie che lo Stabilimento di Ascoli Piceno sia un peso passivo del gruppo e comunque se così fosse adesso non ci sono scuse perché possano disfarsene a nostro favore restituendoci la quota di capitale sociale e i marchi che sono legati alla materia prima del nostro territorio Piceno”.
“Sarebbe assurdo infatti - sottolinea De Santis - che si possa vendere latte del Piemonte e della Lombardia con il marchio “Latte Fresco Marche”, dal momento che la Coalac si chiama fuori”.
Di fronte a tale iniziativa Coalac, adesso la Regione Marche non ha più alibi per mediazioni aziendali, perché Spacca aveva sempre auspicato una iniziativa privata pur di confermare la produzione di latte fresco, fino a pensare ad una diretta compartecipazione regionale, alla quale aveva fatto eco il sindaco Castelli per una promozione di azionariato popolare Piceno.
La sfida è partita, anche se sotto il clima ferragostano, dove al riposo dei politici, si oppone la lotta dei lavoratori.