Fano - 
Abbiamo speso anni di battaglie e investimenti per difenderci dal mare e dal 
problema dell’erosione della costa senza comprendere invece che purtroppo in 
questo ultimo periodo i danni maggiori sono arrivati dall’entroterra.
La recente esondazione di Rio Crinaccio a Ponte Sasso di 
Fano (che ha avuto un precedente a  
febbraio), dimostra quanto a volte sia incauto risolvere un problema 
girando le spalle ad un altro.
CNA Balneatori e CNA Costruzioni, dopo i danni subiti dal 
litorale con questa ultima esondazione,  denunciano una sottovalutazione degli 
eventi accaduti ed una scarsa conoscenza del territorio. “L’esondazione di 
febbraio - dice infatti Fausto Baldarelli, responsabile di CNA Costruzioni - 
doveva rappresentare un segnale di allarme non solo per la Protezione Civile ma 
anche per i responsabili di quel tratto di territorio (Amministrazione comunale 
di Fano e Provincia di Pesaro e Urbino). 
Addossare ogni responsabilità a Società 
Autostrade (lavori per la terza corsia), ci pare sbagliato per due ordine di 
motivi. 
Primo perché i lavori per la realizzazione della terza corsia erano già 
in corso a febbraio (periodo della prima alluvione); secondo perché la cura e la 
manutenzione del territorio non dipendono da Società autostrade ma dagli Enti 
locali. 
Comprendiamo le difficoltà derivanti dai vincoli del Patto di Stabilità 
ma la cura del territorio (a fronte di un mutamento climatico), deve diventare 
una priorità”.
Per CNA le maggiori criticità si sono verificate a causa 
della totale mancanza di manutenzione e cura dei fossi scolmatori e dei corsi 
d’acqua rurali. Non c’entrano in questo caso né il fiume Metauro e nemmeno il 
torrente Arzilla, ma la pressoché totale assenza di tutela del 
territorio.
“A farne le spese di questa ultima esondazione - dice 
Antonio Bianchini, responsabile di CNA Balneatori - sono state soprattutto le 
strutture turistiche-ricettivo balneari ai quali va in questo momento tutta la 
nostra vicinanza per i danni subìti. Questo ennesimo episodio ci dimostra che 
non bisogna voltare le spalle ad un problema importante come quello dello studio 
idraulico del territorio e alla sua manutenzione”.
“Quando si realizza un Piano Regolatore - conclude 
Fausto Baldarelli - occorre tenere in conto cause ed effetti derivanti da una 
incontrollata edificazione”.