Imbufaliti sì.
Scettici no. Gli imprenditori delle Marche, e del Piceno in
particolare, sono i più “europeisti” fra i loro colleghi di
tutta Italia. Il dato emerge da un sondaggio fatto dalla Cna
nazionale, e poi parcellizzato con dati regionali e provinciali,
riguardo le considerazioni e l’atteggiamento che i titolari di
piccole e medie imprese hanno nei confronti della UE e delle sue
politiche.
Un primo dato su tutti: “L’Europa aiuta l’Italia a
diventare un paese ben gestito?”
Il 40 per cento degli imprenditori
italiani ne è convito. Nel Piceno questa percentuale sale al 43 per
cento. Ancora più significativa la risposta a questa domanda: “Senza
l’Unione l’Italia sarebbe un paese più arretrato?”
Il 47 per
cento degli imprenditori italiani sostiene di sì, ma nel Piceno
questa percentuale sale al 53 per cento.
“
La nostra azione di guida
e formazione – dice Luigi Passaretti, presidente della
Cna Picena
– rivolta a far percepire concorrenza e ampliamento dei
mercati non come un rischio ma come un’opportunità da i suoi
frutti. Quello del Piceno è un dato piccolo nei grandi numeri delle
imprese italiane, ma abbiamo l’orgoglio di poter dire che da qui,
ovvero dalla patria indiscussa degli artigiani, nasce e si va
consolidando la mentalità giusta per crescere ed essere a pieno
titolo imprenditori del futuro”.
Analoga “lezione”
di cautela e saggezza, sempre per gli imprenditori Piceni, riguardo
l’ipotesi di un’uscita dall’Euro.
Quasi 7 titolari d’azienda
su 10 vedrebbe in tal caso una crisi finanziaria causata
dall’impennata dei tassi d’interesse sul debito nazionale e un
più oneroso reperimento di energia e materie prime a causa della
svalutazione. A livello nazionale sono convinti di ciò 6
imprenditori su 10. Comunque la maggioranza, ma una con una
percentuale di circa 10 punti inferiore rispetto a quella registrata
nel nostro territorio.
“
A noi Cna e a tutte le istituzioni locali,
nazionali e sovranazionali – aggiunge Francesco Balloni
,
direttore della Cna Picena
– le imprese chiedono atti concreti in
loro favore e, giustamente, non fanno sconti a nessuno”.
Proprio per questo,
a fronte di un convincimento ampio che il futuro è “comunitario”,
gli imprenditori del Piceno – in questo in linea con i colleghi
delle altre parti d’Italia – fanno la classifica degli aspetti
negativi dell’adesione all’Ue. Che sono, nell’ordine:
burocrazia che impedisce di agire tempestivamente, politiche che
spesso hanno avvantaggiato soprattutto i paesi più ricchi, divisioni
che hanno indebolito l’Unione, politiche di austerità imposte
dall’alto e senza alcuna condivisione nei territori che spesso
hanno potenzialità e criticità diametralmente opposte gli uni dagli
altri.
Ultima annotazione
sull’indagine Cna. Anche nel Piceno l’attenzione e il gradimento
per l’Unione cresce con il crescere delle dimensioni aziendali.
Sono infatti a favore il 50 per cento degli imprenditori che
gestiscono un’azienda con più do 10 addetti. Percentuale che
scende al 40 per cento fra le imprese con meno di 10 addetti.