Tre
amministratori “di
fatto”
denunciati
all’Autorità Giudiziaria per il reato previsto dall’art. 5
“Omessa
dichiarazione”
del Decreto Legislativo n. 74 del 2000, 58
milioni di euro
segnalati agli Uffici Finanziari per l’assoggettamento a
tassazione.
È
questo il bilancio dell’operazione “Capital”,
definita dalla Guardia
di Finanza
di
Ascoli Piceno
nel contesto di un’attività di polizia economica e finanziaria
ultra-nazionale a contrasto dell’evasione
fiscale internazionale
avviata sulla scorta di elementi di intelligence
acquisiti sul conto di due imprese di diritto lussemburghese attive
negli anni dal 2000 al 2009 che, di fatto, come poi confermato dalle
indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Milano,
avevano però fissato una stabile organizzazione nel territorio
italiano, mantenendo, per tutto il periodo, l’effettiva sede
direzionale ed anche amministrativa nel capoluogo lombardo.
Nel
costante rapporto funzionale con il Magistrato della Procura milanese
titolare delle indagini di polizia giudiziaria, dr. Gaetano RUTA,
sono state eseguite molteplici attività che hanno permesso di
ricostruire, delineandolo nel dettaglio, il disegno criminoso
precostituito da alcuni soggetti italiani al fine di eludere il
sistema impositivo italiano attraverso il ricorso al Granducato del
Lussemburgo – che, come noto, costituisce uno dei Paesi a fiscalità
privilegiata – arrivandosi così a riconoscere l’istituzione
delle due società quale presupposto meramente formale ed
esclusivamente strumentale all’evasione delle imposte invero dovute
allo Stato italiano.
Mediante
le analisi contabili ed i controlli documentali, supportati dai
“confronti” eseguiti presso i soggetti giuridici terzi e dalle
testimonianze dirette acquisite dalle diverse persone che, nel tempo,
avevano intrattenuto rapporti con i responsabili nazionali delle due
imprese lussemburghesi, è stato infine chiuso il cerchio su quella
che può essere definita una vera e propria maxi-frode fiscale,
attuata nel tentativo, oggi scongiurato, di dirottare le consistenti
componenti di reddito realizzate – ivi comprese, in particolare, le
“plusvalenze”
derivanti dalla negoziazione di titoli azionari e partecipazioni in
società italiane – verso tassazioni estere più favorevoli, in
danno dell’Erario nazionale.