San Benedetto - A
70 anni dalla Liberazione di San Benedetto del Tronto, con una
riflessione sulla storia della Resistenza locale e in particolare
sulle figure degli uomini e delle donne che persero la vita per la
libertà, questa mattina, venerdì 25 aprile, in largo Onorati, si è
celebrato l’Anniversario della Liberazione d'Italia.
Alla
cerimonia istituzionale hanno preso parte autorità civili e militari
cittadine, provinciali e regionali e dei Comuni del comprensorio
(Ripatransone, Monteprandone, Grottammare, Cupra Marittima), le
associazioni degli ex combattenti e d'arma, l'Anpi e tantissimi
cittadini.
Dopo
l'esecuzione dell'Inno di Mameli da parte del Corpo bandistico "Città
di San Benedetto", il Sindaco Giovanni Gaspari ha sottolineato
la necessità di stare vicini a tutto coloro che hanno perso i
familiari a causa della furia del nazifascismo perché “a quegli
uomini e quelle donne va sempre il nostro devoto ricordo e il nostro
sentito ringraziamento per averci resi liberi”.
Poi
Giancarlo Brandimarti dell’associazione “Ribalta Picena” ha
letto un brano tratto dal libro “Ai nostri caduti per la libertà”
di Alberto Perozzi che ricostruisce le vicende della Resistenza nel
Piceno. In particolare è stato letto il passo in cui Perozzi narra
le imprese della banda guidata dal sottotenente della Guardia di
Finanza Gian Maria Paolini e dal sottotenente degli alpini Settimio
Berton e costituita da molti giovani originari di San Benedetto del
Tronto che, nel 1944, fu investita dall’offensiva nazifascista
nella zona di Rovetino e Castel di Croce.
Di
questa banda facevano parte anche Francesco Fiscaletti e Mario
Mazzocchi, martiri della libertà, e le due figure sono state
rievocate dai nipoti Emanuela Mazzocchi e Frank Rayner.
“Il
ricordo è sempre doloroso e in famiglia era difficile parlare di mio
zio – ha spiegato Emanuela Mazzocchi – però seppi sin da piccola
che fu un eroe e quando andai a visitare i luoghi del suo martirio mi
rimase nel cuore quello che c’è scritto: ‘L’odio li uccise, la
gloria li eterna’. Ritrovando un quaderno di mio zio ho capito chi
fosse: un giovane di venti anni entusiasta della vita che credeva
negli ideali di libertà, tanto da dare per loro la sua giovane
vita”.
Anche
Frank Rayner, visibilmente commosso, ha ricordato la storia della sua
famiglia: suo padre Jack era un soldato inglese che si era unito alla
banda Paolini e lì aveva conosciuto la madre, Maria Fiscaletti,
sorella di Francesco. Rayner, nel presentare a tutti l’altra
sorella di Fiscaletti, la signora Nazzarena, presente alla cerimonia,
ha ringraziato lo zio e tutti i partigiani concludendo con questo
pensiero: “Un paese democratico non è mai stato in guerra contro
un altro paese democratico. Grazie ai partigiani possiamo dire di
vivere in democrazia”.
A
seguire si è svolta la tradizionale cerimonia di deposizione di
corone ai monumenti ai caduti di viale Secondo Moretti prima che il
corteo si spostasse verso la sede dell'Associazione Marinai d'Italia,
dove le autorità civili e militari hanno reso omaggio al monumento
che ricorda i caduti della Marina Militare Italiana.