Caffè Meletti, premiati i dipendenti della gestione Meletti

Caffè Meletti, premiati i dipendenti della gestione Meletti

Ascoli Nostra, organizzatrice dell'incontro, ha premiato i camerieri che sono ormai personaggi della città

All'evento c'erano diversi componenti della famiglia Meletti (Silvio, Aldo, Anna Maria, Carla, Patrizia e Stefania). A fare da "Cicerone" in questo viaggio della memoria nelle atmosfere del Caffè Meletti è stato il prof. Luigi Morganti insieme a Flavia Cenciarini.
L'incontro è stato l'occasione per rivivere uno spaccato della società ascolana attraverso curiosità e aneddoti legati alla vita del Caffè, narrati dalla viva voce dei lavoratori e clienti come Tito Marini (94 anni), membro dello storico "senato" del Meletti, che hanno vissuto in prima persona la storia del locale ascolano, come la "saga” del cameriere Anatò e il professore "strano" che chiedeva di "segnare" i caffè ordinati invece di pagarli ogni volta che li ordinava.
E proprio Marini ha spiegato la differenza sostanziale tra Caffè e Bar citando Gabriele D'Annunzio: “è un Caffè il luogo dove ci si siede per parlare di cultura, attualità o altro per diverso tempo, degustando caffè o altre bevande, mentre è solo un bar il locale dove fugacemente l'avventore beve un caffè e se ne va”.
Tito Marini ha ricordato anche con diversi episodi la signorile figura di Silvio Meletti, la sua capacità imprenditoriale. Qualità che mentre era in giro per l'Italia gli faceva individuare figure professionali per rendere il Caffè Meletti quel luogo eccezionale che ha attraversato la storia di Ascoli Piceno. Uno di questi momenti lo ha ricordato Aldo Premoli.
«Sono nato ascolano – racconta Premoli – solo perché Silvio Meletti notò la figura austera di mio padre Alessandro,bergamasco, che lavorava a Roma presso un prestigioso locale, la “Casina Valadier”.
Meletti convinse mio padre a diventare il direttore di sala del Caffè Meletti». E' per questo che Giorgio Rocchi, allora un giovane laureato e solo sulla fiducia venne nominato direttore del Meletti, ringrazia la famiglia Meletti e i suoi collaboratori. Eppoi altri aneddoti, come quello raccontato da Reno Paoletti: un soldato tedesco dopo “l'8 settembre 1943” voleva bere l'Anisetta Meletti e con i soldi in mano indicava le bottiglie poste dietro il bancone del bar. Fu dura fargli capire che di Anisetta non ce ne era più perché il periodo era particolare e che quelle bottiglie in bella vista erano piene ... d'acqua.
Il cameriere per convincerlo gli fece scegliere una delle bottiglie e una volta aperta il tedesco deluso capì che si trattava davvero d'acqua. Ancora la ritrosia di Giovanni Civita (pasticciere) “padre della Pierina e del Cappello del prete”. Due paste che scriviamo con la maiuscola perché quelle del Meletti erano inconfondibili.
Il Caffè Meletti è stato un “alambicco” della storia ascolana. In questo luogo sono passate la critica politica, la nascita di progetti architettonici, il pettegolezzo più leggero sulle storie rosa. Tutto, raccontano i camerieri, “ci entrava da un orecchio e usciva dall'altro”. Allora non c'era scuola alberghiera. Il personale veniva scelto con estrema cura: il portamento signorile, il modo di porsi al cliente. Il barman sin dall'ingresso sapeva come avrebbe voluto il caffè quel particolare cliente.

Ieri, per l'occasione, il Caffè Meletti ha realizzato una ceramica che, personalizzata, è stata donata agli ex dipendenti in ricordo dell'impegno profuso per il prestigio e lo stile del locale. Questi gli ex dipendenti premiati (per alcuni di loro il premio è stato ritirato da famigliari).

Rosa Aloisi
Domenica Amatucci
Nazzareno Cacciatori
Nazzareno Celani
Augusto Civita
Anna Doretti
Vincenzo Ferranti
Lorenzo Lissandrini
Francesco Lupini
Antonio Marinelli
Fernando Palermi
Quirino Pontani
Alessandro Premoli
Giorgio Rocchi
Carlo Tranquilli
Felice Viozzi