Stanno tutti giocando con il fuoco e, si sa, con il fuoco spesso ci si scotta.
Mentre si sta malamente chiudendo la vita dell'Ascoli Calcio 1898 (domani si terrà l'udienza prefallimentare davanti al Giudice Delegato Raffaele Agostini), il Tribunale di Ascoli Piceno, in sede civile, circa due mesi fa aveva emesso un provvedimento cautelare su richiesta della Banca dell'Adriatico nei confronti di Roberto Benigni e di sua figlia Silvia.
I giudici hanno accolto la richiesta della banca, che temeva la sottrazione di alcune garanzie, concedendo un sequestro conservativo del 35 per cento del capitale sociale della “Sopren Srl”, società che si occupa di progettazione, realizzazione, esercizio e gestione di impianti di produzione di energia, della quale Roberto Benigni è amministratore unico.
In buona sostanza Banca dell'Adriatico rivendicava che si stesse consumando una “spoliazione” di garanzie fideiussorie ai suoi danni da parte di Benigni che cedeva a sua figlia Silvia il 35 per cento del capitale della “Sopren Srl” in cambio dell'assistenza vita natural durante, da parte di quest'ultima, nei confronti del padre.
Poiché il codice civile dà per scontato che i figli accudiscano i genitori, Banca dell'Adriatico è critica nei confronti di questi comportamenti. Queste azioni, secondo la banca, fanno parte del complesso di garanzie prestate da Roberto Benigni nel 2009 e nel 2010, per 2 milioni e 920 mila euro, in favore dell'Ascoli Calcio Spa.
Il Tribunale ha riconosciuto questa tesi e ha nominato custode delle azioni, solo per la normale amministrazione, la stessa Silvia Benigni che con suo padre Roberto ha proposto reclamo contro questa sentenza al Collegio civile presieduto dal giudice Emilio Pocci.