Il saluto del sindaco Marco Fioravanti di fronte a tante storie da raccontare di imprese che hanno superato i 120 anni e quella di Detto Sante che quest'anno festeggia i 90 anni di attività. Un attestato per tutte queste attività sono state consegnate alle imprese. Tra queste il sacrificio di Archimede Sabelli e il coraggio di Primo Velenosi, racconta Lucio Sestili, che vendeva "funghi Velenosi".
Il libro "Il terzo occhio" scritto da Lucio Sestili e pubblicato dalla Casa Editrice Librati, è stato presentato nella sua seconda edizione a Palazzo dei Capitani, nella Sala della Ragione. Il sindaco Marco Fioravanti ha voluto dare un saluto speciale a chi ha scritto e sta scrivendo la storia di Ascoli Piceno con un'opera che ci fa scoprire periodi storici di Ascoli Piceno dal dopoguerra ad oggi tramite gli occhi e il cuore di un "giovane novantunenne" che fa della sua vita in questo libro una memoria costruttiva nei confronti del nipote Riccardo, spesso inarrivabile , sempre alle prese con il suo smartphone. Il Terzo Occhio è l'invito al giovane universitario di fermarsi ogni tanto a decelerare, a riflettere alla luce del passato senza per questo dover rinnegare il progresso.
"Ci conosciamo da diversi anni e mi
piace, - dice il sindaco Marco Fioravanti - nel limite delle mie possibilità di passare del tempo anche
confrontarci soprattutto su tematiche che riguardano la città. E
ringrazio Eleonora Tassoni, ringrazio la Libreria Rinascita per
questa presentazione di questo libro, Il Terzo Occhio, che ci dà
anche l'opportunità di conoscere l'uomo Lucio sotto vari aspetti, il
sommelier, il sogno e la passione per la cucina e soprattutto anche
la passione per la città e per la politica. Io penso che la qualità
dell'uomo viene anche qualificata dalla qualità delle persone
presenti qui in Sala della Ragione per un momento importante perché
sono tutte persone che hanno contribuito alla crescita di questa
città.
Lucio sta qui, è un posto suo, quando era assessore, questo era il suo posto quindi lo ha voluto mantenere anche oggi, però faccio tre brevi considerazioni. La prima è quando lui dice, parlando con il nipote Riccardo, quando dice si ma tu non l'hai votato il Sindaco, come fai ad incensarlo? In realtà lui fa un passaggio che secondo me è importante soprattutto per educare la mia generazione e la generazione futura a livello politico. Lui ha vinto le elezioni adesso e oggi è un nostro alleato, quindi al di là di vari punti di vista mettere al centro la città e l'interesse pubblico che va al di là di tutto.
Poi tra cinque anni ovviamente ci si confronterà anche alle elezioni. Questo è un elemento importante, in una fase complicata dove a volte la politica rischia di superficializzare tutto, dove lo scontro avviene attraverso l'insulto e non attraverso la dialettica costruttiva e Lucio ce lo insegna perché lo ha manifestato poi lo ha dimostrato nella propria vita. Il secondo passaggio è quello di non piegarsi al mercato, - continua il Sindaco - quindi lui non ha voluto anche da ristoratore rinunciare alla sua natura e soprattutto alla sua identità all'interno del suo ristorante, della sua osteria perché non era concepita come un ristorante come una sala del Consiglio comunale dove uno ci si può confrontare e il cibo e il vino non sono elementi per riempire la pancia, ma sono strumenti per elevare il confronto e anche la discussione e quindi non piegarsi ad un mercato che tende per forza ad adeguarti a come vogliono gli altri, ma mantenendo forte la sua idea.
Terza considerazione deriva dal fatto che io parlo spesso con Lucio e ogni volta che mi fa una critica o tramite lettera o guardandomi negli occhi e non scrivendolo su WhatsApp e su Facebook. Io ci ripenso spesso. Perché in realtà chi scrive su Facebook a volte ti incontra e non ti dice nulla e quindi sono fragili le critiche, invece lui me lo fa o scrivendomi proprio una lettera di suo pugno o guardandomi negli occhi fa capire che a volte la mia iperattività mi a fare degli errori quindi rivedo quegli errori e quindi lui ha ancora speranza e quindi in questi quattro anni speriamo di alimentare la sua speranza con cose concrete. Lucio è uno che ha scritto la storia di questa città, sta scrivendo pagine importanti di questa città condividendo con gli altri. Questo è un altro principio fondamentale che Lucio ci dà: quello che fai per te rimane a te e quello che fai per gli altri viene socializzato per tutti e durerà in eterno. Grazie".
Nello sforzo di consegnare la sua memoria storica della città Lucio Sestili pone la lente d'ingradimento della sua vita, il suo Terzo Occhio, come un pennarello evidenziatore di rittmi troppo accelerati, di valori che si disgregano, quando di bar in città ce ne erano a malapena tre, il Meletti, il Moderno e Petrillo, e invece dei ritoranti c'erano i locali di vino e cucina, le osterie come quella di Papò, la peccelluta e altre, quando trovavi calzolai che aggiustavano le scarpe, i sarti che cucivano su misura, un artigianato oggi difficile da trovare. Quando le imprese suscitavano empatia con i viaggi a Milano e Torino insieme a Gibellieri, Gabrielli, Di Sabatino, chi per parlare di un nuovo marchio, chi per vedere sfilate di moda e due accompagnatori compagni di beva. Poi Lucio racconta le fatiche di Archimede Sabelli che produceva le sue mozzarelle e faceva del bar davanti alla Cassa di Risparmio una sorta di punto di consegna.
Lucio Sestili con Marcello Mariani (Sabelli)
C'è il simpatico ricordo di Primo Velenosi che osava vendre nel suo negozio di alimentari funghi "Velenosi" da quell'incontro nasce la passione del vino e al nascita del Brecciarolo. Un libro nel quale la scuola, la fame , una famiglia molto allargata, i furto di verdure negli orti di Borgo Solestà per poter mangiare perché il padre comunista aveva perso il lavoro al bar Moderno, e l'unica psoosibilità di avere credito era dai negozi di alimientari per tirare avanti, poi la rinascità, la scoperta di un lavoro appassionante grazie a maestri portentosi. Uno spaccato da non perdere. Non potete perdervi questo libro che racconta con leggerezza, se si vuole, situazioni drammatiche.
Poi arrivano gli attestati alle famiglie che hanno costruito imprese. E lucio si lascia andare ai commenti: Detto Mariano (Detto Sante) è un musicista, non è un venditore di scarpe, anche se quest'anno festeggia i 90 anni di attività.
Musicisti anche i fratelli D'Auria. Bartoli che "aveva un negozio che da Piazza del Popolo arrivava a Piazza Roma". Fuà forse la prima attività di tessuti ad Ascoli Piceno. Beh ora basta spoilerare, leggete Il Terzo Occhio.
Il Comine di Ascoli Piceno ha consegnato al termine della presentazione gli attestati alle famiglie che hanno creato imprese storiche in città:
Azzanesi, Bartoli, Brandozzi, Brunone, Cava, Cesari, Crescenzi, Damiani, Detto, D'Auria, Di Ferdinando, Di Pietro, Di Sabatíno, Fabiani, Fuà, Gabrielli, Loreti, Lori, Marini, Meletti, Mícheloni, Moretti, Nardinocchi, Natícchioni, Negroni, Nocíaro , Olivieri, Pespani, Raímondi, Righetti, Rosati, Sabelli, Tempera, Tombini, Trontini, Valentini, Velenosi, Villi, Vitelli, Zazzetti.