Ex Carbon, i 7 punti di Legambiente per il rilancio dell'area

Ex Carbon, i 7 punti di Legambiente per il rilancio dell'area

Legambiente è stata la prima ad affermare con forza il principio 'chi inquina paga'

"A chi ci accusa in malafede di essere soltanto dei sognatori che non tengono conto della realtà dei fatti, a quei giornalisti che da osservatori obiettivi si sono trasformati in ufficio stampa della RESTART, ricordiamo che tutto ciò che Legambiente aveva previsto a partire dal famoso convegno sull’Area Carbon del 1996 si è puntualmente verificato (chiusura dello stabilimento e riconversione dell’area), che Legambiente è stata la prima ad affermare con forza il principio “chi inquina paga” di cui adesso tutti si riempiono la bocca, che Legambiente ha partecipato con spirito costruttivo al Forum organizzato dalla RESTART portando il suo contributo di idee e di proposte concrete.
Quando però RESTART ha presentato la propria proposta sull’area Carbon, siamo rimasti molto delusi dalla enorme quantità di volumetria ipotizzata e non abbiamo esitato neanche un momento a dirlo pubblicamente. Il progetto di riqualificazione dell’area Sgl Carbon è apparso subito per quello che era, cioè una colossale speculazione edilizia, giustificata con la necessità e l’interesse pubblico di dover bonificare l’intera area. Invece la proposta di Legambiente era ben diversa, e si articolava grosso modo in 7 punti qualificanti:
Il primo punto era naturalmente quello della bonifica, che andava fatta seriamente e scavando in profondità su tutta l’area, non procedendo per stralci, e dando la possibilità alle associazioni ambientaliste e a tutta la cittadinanza di controllarne le varie fasi.
Il secondo punto era quello di realizzare un grande parco pubblico urbano di almeno 17 ettari proprio al centro dell’area, a parziale risarcimento del più di un secolo di inquinamento che la città di Ascoli aveva dovuto sopportare a causa della presenza della SICE - Elettrocarbonium - Carbon.
Il terzo punto era quello di mantenere alcuni manufatti più significativi della fabbrica, che sarebbero rimasti immersi nel verde, sul modello dei parchi di archeologia industriale della RUHR, che attraggono ogni anno milioni di visitatori. Il quarto punto qualificante era quello di trasformare alcuni capannoni della Carbon, dopo un’opportuna bonifica, in spazi fieristici e per esposizioni, spazi per grandi manifestazioni culturali che potessero reinserire la città nel grande circuito economico e culturale nazionale ed internazionale, dove collocare attrazioni turistiche di grande spessore culturale come un Centro di Ricerca oppure un Museo della Scienza, sul modello dell’ex Lingotto di Torino e del Museo della Scienza di Bagnoli.
Il quinto punto era la richiesta di trasformare tutta l’area ex SGl Carbon in un’area interamente ciclopedonale, dove si potesse accedere soltanto con mezzi ecologici oppure tramite i mezzi pubblici e un opportuno prolungamento della metropolitana di superficie proveniente da San Benedetto, che avrebbe avuto dunque il suo capolinea proprio nel cuore dell’area. In questo modo si sarebbero risolti alla radice tutti i problemi derivanti dall’aumento del volume di traffico nella zona e il conseguente aumento dell’inquinamento da polveri sottili.
Il sesto punto della nostra proposta era la richiesta che la riconversione dell’area SGL Carbon fosse in tutto e per tutto una riconversione a impatto zero ( vedi Mazdacity negli Emirati Arabi): dunque soltanto energie rinnovabili, niente impianti a combustibili fossili, impianti turbogas, biomasse, né tantomeno inceneritori.
Il settimo punto, forse il più importante, era che sull’intera area si facesse finalmente un grande Concorso di Idee e di Progettazione di Architettura di livello nazionale e internazionale, al fine di individuare l’idea più forte dal punto di vista progettuale, che potesse rendere l’area un nuovo volano culturale, turistico ed economico per tutto il territorio piceno, affinché la città di Ascoli potesse riconquistare il suo ruolo di città capoluogo, così gravemente compromesso in questi ultimi anni da tutta una serie di vicende (vedi Nuova Provincia di Fermo).
Di tutte queste richieste si è persa traccia: La RESTART avrebbe potuto farle sue, l’Amministrazione avrebbe potuto farle sue e porle con forza sul tavolo della trattativa. Ma a quanto pare non c’è stata alcuna trattativa: il Comune ha accettato supinamente la proposta RESTART senza proporre la benché minima modifica, soprattutto per quanto riguarda la quantità abnorme di volumetrie, la proposta di costruire in quella zona un nuovo quartiere di cui la città non ha alcun bisogno.
Lamentiamo dunque la mancanza di una vera e propria trattativa tra l’Amministrazione comunale e la RESTART sulle tante criticità che sono emerse anche dal dibattito consiliare.
Adesso, dopo che l’Amministrazione comunale ha deciso di intraprendere la strada del PRU e di approvare la proposta RESTART senza alcuna modifica, la battaglia si fa ancora più dura affinché questi sette punti entrino a far parte dell’agenda dei nostri amministratori e dei privati che si sono assunti l’onere di bonificare e riqualificare l’Area.