Il Papa infatti, con la pubblicazione di un Motu Proprio su alcune modifiche alle norme relative all’elezione del romano Pontefice, rese note lunedì 25 febbraio, ha previsto che “…dal momento in cui la Sede Apostolica sia legittimamente vacante – scatterà alle ore 20 di giovedì 28 febbraio (ndr) - ….lascio al Collegio dei Cardinali la facoltà di anticipare l’inizio del Conclave”.
Tra i vaticanisti si ipotizza l’inizio per il 6 o 7 marzo in quanto quasi tutti i Cardinali elettori stanno giungendo da tutte le parti del mondo in questi giorni a Roma.
I cardinali elettori saranno 115 e non 117 poichè il Cardinale Darmaatmadia Julius Riyiadi, indonesiano, classe 1934 è gravemente ammalato e si è fatto dispensare mentre il Cardinale scozzese Keith O’Brien, dopo le accuse di “comportamento inappropriato” mossegli da tre sacerdoti e da un ex sacerdote ha rassegnato le dimissioni, accettate da Benedetto XVI, e quindi non parteciperà al conclave.
Qualche giorno fa la sala stampa ha ospitato, in un briefing sui Conclavi, il vice prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana Ambrogio Piazzoni, esperto della Storia della Chiesa, il quale ha ricordato che la rinuncia di Papa Ratzinger è, almeno in parte, analoga a quella di Celestino V che nel 1294 prima di prendere la sua decisione si consultò con un gruppo di canonisti, tra i quali il Cardinale Benedetto Caetani che sarebbe stato poi il successore con il nome di Bonifacio VIII.
Secondo i canonisti la possibilità di rinuncia è prerogativa del Pontefice.
Il Papa può tutto da autentico monarca ed ha anche il diritto di dimettersi. La rinuncia va comunicata ai cardinali ed è valida in vari casi che vanno dalla prostrazione fisica alla demenza fino al “grave scandalum”.
Ritornando a Celestino V questi il 13 dicembre del 1294, davanti al collegio dei cardinali, ricordò la sua inadeguatezza all’incarico, non solamente per debolezza fisica ma anche per “defectus scientiae”(cultura scarsa) e “zelum melioris vitae” (desiderio di vita monastica).
Nella Historia anglicana del monaco inglese Bartolomeo de Cotton è descritto il rito di Celestino V che: ”discese dalla cattedra, depose la tiara dal capo e la pose in terra, mantello, anello e tutto se ne spogliò di fronte ai cardinali stupefatti, lasciò la sala, si vestì in abito monastico e si sedette sull’ultimo gradino del trono papale”.
Molti si chiedono come ci si dovrà rivolgere a Benedetto XVI dopo il 28 febbraio; ci viene in aiuto come un tempo Celestino V al quale i fedeli si rivolsero, dopo la sua rinuncia, chiamandolo“Pietro del Morrone già Celestino V”.
Analogamente potremmo forse rivolgerci all’attuale Pontefice chiamandolo “Joseph Ratzinger già Benedetto XVI” ma in proposito, riferisce Padre Lombardi, esperti canonici stanno studiando la cosa.