Non si può soprassedere né pensare che le cose abbiano avuto un sano svolgimento. La presentazione e rimessa in sito del quadro del Castelli è un atto senza precedenti.
Non trovo da parte nostra l’utilità di un giudizio inerente alla vita artistica del suddetto, volendo però poter concedersi l’affermazione che nella singola opera non brilla di tale, altresì ci baseremo solamente su un parere politico e sociale.
Da subito intendiamo confermare la lontananza da qualsiasi valore iconoclasta rispetto alla cultura fascista o da altre lontane dalla nostra.
Vogliamo però, riprender, senza citare,le parole del del Professor Verna alla inaugurazione rispetto all’importanza di non negare il valore della storia e della sua esistenza, ma di tenerla sempre vicino a noi.
Non potremmo essere più d’accordo in merito, se però la storia viene presentata come tale e non come trasfigurazione.
Molti hanno parlato del valore allegorico dell’opera, senza ricordare forse cos’è in realtà un’allegoria, cioè la presentazione di un significante attraverso un simbolo. Nel quadro altresì rintracciamo un ritratto vero e proprio: IL DUCE, dittatore italiano che rappresenta il periodo di decadimento più importante della nostra storia, portatore di ingiustizia e violenza.
Riteniamo scandaloso e pericoloso reintrodurre una pala di 220 cm celebrativa di Mussolini, all’interno dell’aula maga di un istituto superiore, nonché potesse essere il luogo per il quale fu progettata, tale rimane lo spazio dove la conoscenza si forma nel rispetto della Carta Costituzionale basata su fondamenta antifascite.
Se di reale valore artistico si tratta in altro luogo vada esposta.
Ci fidiamo molto dell’intelligenza dei ragazzi in crescita, ma sappiamo anche qual è la profonda valenza dell’immagine che veicola valori, soprattutto se inserita all’interno del contesto nel quale il ragazzo-studente, quotidianamente cresce e si forma.
Ci chiediamo se allo stesso modo se potremmo fidarci della classe di insegnati, rappresentanti politici e critici d’arte che non distinguono il valore della memoria dal bello per il bello, criterio che ormai non ci può appartenere.
Rimettiamo a loro la scelta di riubicare la tela altrove rispettando la memoria comune.