Aggressione nazi, in 150 al sit-in della pace

Aggressione nazi, in 150 al sit-in della pace

Con i manifestanti anche il ragazzo marocchino vittima. Ricci: «Basta razzismo, rilanciamo battaglia per i veri valori»

 

Più di un centinaio i presenti, vessilli e slogan veicolano messaggi precisi. Che stigmatizzano «ogni rigurgito di estremismo e violenza». Amministratori dei due territori di confine e membri delle sezioni Anpi guidano la mobilitazione. «No al razzismo» è lo striscione centrale, in primo piano, affiancato da un altro, laterale che recita «no nazi in my town». C’è Mohamed Benkhnata, il 25enne marocchino ferito al collo, insieme al fratello Said e ai segni della violenza ancora evidenti e visibili. E ripete ancora: «E’ assurdo, quella sera non abbiamo fatto niente». C’è la madre di Okon Davis, il 22enne nigeriano ricoverato a Riccione, «commossa dalla solidarietà della gente in piazza» Ed è chiaro il presidente della Provincia di Pesaro e Urbino Matteo Ricci: «Siamo arrabbiati. Facciamo in modo che non accada più un episodio del genere. Abbiamo deciso di reagire subito, perché non era il caso di sottovalutare l’episodio. Fatti come questi non possono vedere protagonisti i nostri figli, che vivono nella libertà guadagnata con il sacrificio dei nostri nonni. E non capisco neanche quando i genitori cadono dal pero se, nelle loro camere, i ragazzi espongono i simboli che inneggiano alle violenze…». Ricci ringrazia le forze dell’ordine e continua: «Dalla crisi si esce o con più egoismo o con maggiore solidarietà. Dobbiamo prendere la seconda via. Bene Napolitano, perché lo ius soli è una sfida culturale. Vogliamo rilanciare la battaglia per la tolleranza, l’uguaglianza e la solidarietà». Giuseppina Catalano, vicesindaco di Pesaro: «Provo grande dolore, come amministratore, madre e cittadino. Quello che è accaduto è un attentato ai sentimenti profondi che animano la nostra speranza e la fiducia nella vita. Bene il sit-in, perché serve a ribadire che questo tessuto territoriale deve isolare episodi del genere. Chiedo scusa ai ragazzi e alle loro famiglie e so che dentro di noi c’è la forza per far sì che una vicenda simile non si ripeta». Sottolinea il sindaco di Cattolica, Piero Cecchini: «Non arretreremo di un millimetro. Dobbiamo essere bravi, al di là della reazione, a interrogarci e aprire una riflessione. Cosa possiamo fare di più per i nostri ragazzi? Dobbiamo approfondire il tema dell’integrazione e dell’immigrazione. E su questo dovremo coinvolgere le famiglie, le scuole, il volontariato, le società sportive. Per ricordare che la coesistenza di diverse culture non è certo elemento di paura o di diffidenza ma di arricchimento e crescita. Nella manifestazione del 25 aprile, ricordiamo la Liberazione e il coraggio di chi ha saputo sconfiggere il regime nazi-fascista. Momenti che i nostri figli non hanno vissuto in prima persona e che ogni tanto appaiono come oggetti sbiaditi. Allora deve essere la comunità a ricordare, per non dimenticare». Il sindaco di Gabicce Mare, Corrado Curti: «Siamo ancora feriti ed sbigottiti. Siamo abituati alla libertà e alla democrazia, non certo a fatti simili. Saremo vigili e attenti sui principi fondamentali su cui poggia il nostro tessuto sociale». Con i manifestanti, anche l’assessore provinciale di Pesaro e Urbino Alessia Morani e l’assessore provinciale di Rimini Mario Galasso.

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