Insomma si fa tutto l’opposto di quello che sarebbe necessario e auspicabile. Per questo progressivo sistematico smantellamento del sistema ferroviario, come accennato più aggressivo e virulento sulla linea adriatica e nella parte meridionale del paese dalla Sicilia a Napoli, vengono da più parti indicati disparati motivi che sarebbero alla base di questa apparente inspiegabile scelta. Qui di seguito se ne indicano alcuni.
Volontà di dividere finalmente l’Italia, come una celebrazione all’incontrario del 150° anniversario della Unificazione;
costringere le comunità adriatiche e del Sud a muoversi sempre di meno e a restare a casa propria;
evitare che i convogli poco costosi e quindi meno redditizi siano occupati dai cittadini in condizione di disagio economico e dagli stranieri, sovente privi del prescritto biglietto che abilita all’uso del mezzo ferroviario;
evitare l’insorgere di malattie da “stress” favorite dalla lunghezza dei viaggi effettuati sovente nelle ore notturne;
tutelare la salute pubblica spesso non assicurata in mezzi privi delle condizioni minime di igiene;
favorire o meglio rendere indispensabile l’utilizzazione delle cosiddette Frecce Rosse o Treni ad Alta Velocità per rientrare dalle spese enormi sostenute per queste forme di trasporto;
incrementare l’uso del mezzi propri per far aumentare il consumo dei carburanti con il conseguente incremento delle entrate fiscali;
venire incontro alle esigenze delle industrie automobilistiche favorendo l’aumento dell’acquisto di auto in un momento di grave riduzione di vendita di questi mezzi di trasporto;
favorire una maggiore utilizzazione delle strade ed autostrade per consentirne l’incremento dell’ usura o un massiccio intasamento onde giustificare l’ampliamento ulteriore di queste infrastrutture;
favorire l’utilizzazione dei bus anche sulle lunghe distanze rendendone indispensabile o competitivo l’uso;
incrementare in qualche modo le forme di inquinamento con l’aumento delle polveri sottili;
sopprimere la linea ferroviaria adriatica e creare al posto di questa delle linee ferroviarie di collegamento del paese dall’Adriatico al Tirreno per costringere gli utenti all’utilizzazione delle Frecce Rosse per recarsi al Nord ( e, quindi, andrebbe vista in questa prospettiva l’ormai a quanto pare avviata elettrificazione della tratta San Benedetto Ascoli e magari in previsione del prolungamento della linea ferroviaria sino a Roma realizzando così finalmente uno dei sogni rimasti sempre tali della comunità picena );
altre motivazioni non meglio individuate.
Queste supposizioni sono sicuramente erronee e non corrispondono alla reale volontà di chi ha effettuato queste scelte che ad una prima superficiale lettura potrebbero apparire incongrue se non addirittura assurde e controproducenti.
Deve invece ritenersi che quanto deciso sia il frutto di una volontà e di una mentalità volta a privilegiare il rispetto dell’ambiente, la tutela della salute dei cittadini, la riduzione dell’inquinamento. Insomma è l’espressione di un’anima veramente ecologica con una totale adesione ai principi che si vanno affermando nei paesi più civili del mondo.
E’ da presumersi, infatti, che in prospettiva l’obiettivo finale di queste scelte sia la completa soppressione del servizio ferroviario nelle parti del paese meno ricche e con un traffico minore e quindi più facilmente penalizzabili per consentire, dopo aver asportato le rotaie, l’utilizzazione della sede ferroviaria come una spettacolare pista ciclo-pedonale ed equestre creando in questo modo un collegamento ecosostenibile, pulito e salutare da Palermo a Napoli e da Taranto e Lecce ad Ancona e magari sino a Bologna.
Naturalmente, all’attuazione di questo avveniristico piano, tutte le stazioni dismesse verrebbero utilizzate come fantastici luoghi di sosta forniti di strutture per il ristoro, il pernottamento oltre che per il ricovero degli animali.
Prevedendo magari, per i soggetti non perfettamente attrezzati per queste modalità di spostamento, la realizzazione delle cosiddette "Autostrade del Mare". Se questa fossa l’autentica volontà di chi sta progressivamente immiserendo l’offerta del servizio ferroviario, potremmo concludere che “non ogni male viene per nuocere“».