I fratelli Sansoni erano stati arrestati lo scorso 23 settembre nell'ambito dell'operazione “Calice” della Guardia di Finanza di Ascoli con l'accusa di bancarotta fraudolenta dopo il fallimento delle società J. Klebs e Jean Klebert del settore cosmesi.
Causa del fallimento una ragnatela di società create in paradisi fiscali nel 2000 al solo scopo di cedere e riacquistare i marchi della cosmesi svalutandone il valore e gonfiandolo al momento del riacquisto. Perché? Per crearsi provviste di danaro nero all'estero.
Per questo le Fiamme gialle si erano messe a caccia dei personaggi che si nascondevano dietro tre conti “paradisiaci”: Calice, Ghianda e Pastificio. Sandro Sansoni, figura di spicco nell'inchiesta, aveva parlato per circa 4 ore con gli inquirenti.
Dall'interrogatorio emergono due nomi: Antonio Gobbi, commercialista dello stesso Sansoni, e Stefano Scarpis di Alto Partners Sgr. Sansoni si è assunto la titolarità di uno dei conti in “paradiso”, ma ha detto che gli altri due non erano suoi.
Così continua la caccia dei finanzieri per verificare chi si nascondesse dietro gli altri due conti esteri. Per la procura sarebbero stati acquisiti documenti interessanti e recuperate risorse economiche per ristorare in parte i creditori dei due fallimenti.
Antonio Gobbi, già famoso per essere entrato nell'affaire “Lista Pessina”, agli investigatori ha confessato la sua parte di responsabilità in questa vicenda.
E' diventato il 12esimo indagato in questa storia. Il pm Ettore Picardi, titolare dell'inchiesta, e le Fiamme gialle, stanno facendo riscontri su quanto ha dichiarato.
Ieri Stefano Scarpis è stato interrogato per circa due ore in procura e tramite il suo avvocato Giampiero Biancolella ha depositato una cospicua memoria con diverse prove documentali. “L'operazione del 1999-2000 che porta alla vendita dei marchi di Jean Klebert a società esterne a Jean Klebert – dice Biancolella - avviene in un periodo in cui né il fondo d'investimento Fineco Capital né in particolare il mio assistito Stefano Scarpis conoscevano i Sansoni o la realtà Jean Klebert.
Questa diventa nota al Fondo quando Euromobiliare, un advisor di altissimo livello, chiama tutta una serie di fondi d'investimento, e siamo già nel 2001, un anno dopo la fuoriuscita dei marchi, presenta la situazione patrimoniale della Jean Klebert e dice: sono in vendita marchi e attività della società, fate le offerte.
C'è una gara e Fineco Capital la spunta per poco (39 miliardi di lire contro 38, 5 miliardi) sul fondo d'investimento italiano di proprietà della seconda banca mondiale americana. Quindi che Scarpis abbia organizzato l'operazione dei marchi con Gobbi è una menzogna. Abbiamo dato riscontri documentali”. “Le bugie hanno le gambe corte” chiosa l'avvocato Biancolella.