Un quartiere di duemila metri lineari che è nato lungo la vecchia statale Salaria. Pianificato in un modo e realizzato in un altro modo. Quello che abbiamo adesso, cari concittadini di Monticelli, non era il quartiere pensato prima del terremoto del 1972. Ma si sa in Italia le leggi si possono a volte applicare e talvolta interpretare. Miracoli italiani.
Quello che ci ritroviamo adesso è un quartiere di circa quindicimila abitanti, gran parte distribuiti in palazzoni di sei o quindici piani; serbatoio di voti elettorali in cui tutti i candidati bene o male saccheggiano, che non ha mai espresso un Sindaco, ma solo qualche Assessore che magari ha operato bene per altri ma non per Monticelli. I nostri concittadini ci considerano quartiere dormitorio, quindi una forma di disprezzo e di disconoscimento come quartiere. Quello che vale per tutti gli altri quartieri non vale per Monticelli. Nessuno direbbe mai che Porta Cappuccina è un quartiere dormitorio eppure i cittadini lavorano durante il giorno, i fortunati, e la sera tornano a casa, come a Monticelli. Continuare a chiamarlo quartiere dormitorio significa mortificare chi ci abita, non dargli quella identità e appartenenza che caratterizza il quartiere.
E in effetti le amministrazioni comunali in questi trentasei anni pur collocando a Monticelli quasi un terzo di abitanti della città non si sono minimamente preoccupati di garantire la vivibilità del quartiere. Manchiamo ad esempio di punti di aggregazione per i cittadini e luoghi identificativi del quartiere dove chiunque può socializzare con l’altro. Ad esempio tutto il verde davanti l’ospedale sfruttarlo in alto modo anziché ridurlo ad un’altra colata di cemento. Un altro centro servizi per i soliti noti. Un’occasione per risolvere la viabilità in quel tratto, l’ingresso e il parcheggio per l’ospedale, un grande polmone verde, servizi al cittadino come una piazza, un cinema – teatro – sala conferenze, un punto di aggregazione per gli adolescenti. Invece cari cittadini vedremo un grande insediamento di privati la cui mission non è certamente quella descritta.
Il magnificato contratto di quartiere che il Sindaco ha presentato come risolutore di tutti i problemi di Monticelli, non dice nulla sugli investimenti privati che il Comune ha concesso ai costruttori e che sono il triplo di quello pubblico. Il contratto di quartiere non dice nulla sul ponte a Tolignano come non dice quasi nulla sul nuovo insediamento abitativo in zona bocciodromo, distributore API-IP. Il contratto di quartiere non mette un pezzo di verde in zona 15, la nuova urbanizzazione sulla parte iniziale di Monticelli, come non modifica nulla sull’incrocio a Tolignano che è rimasto esattamente come trentasei anni fa, ossia quando il traffico era forse un decimo dell’attuale.
Il contratto di quartiere non risolverà lo smog da traffico; il caldo torrido dei mesi estivi, gli allagamenti costanti dell’asse centrale, quando piove, la pericolosità della rotatoria davanti Banca Marche, ex Mc DONALDS, gli attraversamenti pedonali, i collegamenti trasversali e la pedonalizzazione del quartiere . Questo è probabilmente l’unico quartiere in cui l’auto propria è l’unico mezzo idoneo per spostarsi da un punto ad un altro.
Dai risultati di un sondaggio effettuato ai cittadini di Monticelli e curato dal nostro circolo, abbiamo rilevato che la stragrande maggioranza degli intervistati non gradisce altri agglomerati urbani, chiede più verde (giardini attrezzati), più punti di aggregazione (piazze da vivere, circoli, punti di incontro) e meno traffico.
Sulla domanda specifica del traffico sull’asse centrale e sulle soluzioni per eliminarlo, i cittadini hanno risposto in maniera categorica, LUNGO FIUME (progetto non più realizzabile) o in alternativa PONTE SUL TRONTO A TOLIGNANO.
A Monticelli si muore di traffico, di smog e di rumore. Se il Sindaco vuole davvero riqualificare il quartiere deve togliere il traffico sia sull’asse centrale che su viale dei platani. Non si capisce perché in tutti gli altri quartieri si ragiona giustamente per diminuire il traffico e a Monticelli si lavori alacremente per aumentarlo.