Bancarotta Jean Klebert, Sandro Sansoni rivela tutti i retroscena

Bancarotta Jean Klebert, Sandro Sansoni rivela tutti i retroscena

Spuntano i nomi di Stefano Scarpis e Antonio Gobbi

Sandro Sansoni, amministratore unico di Ambra Italia Srl (controllata dalla società lussemburghese Ambra Europe Sa), assistito dagli avvocati Luca Mazzanti e Jacopo Santinelli, parla per circa 4 ore con gli inquirenti. Per un'ora e mezza l'imprenditore ferrarese rivela chi ha effettivamente disegnato la ragnatela di società nei paradisi fiscali per precostituire somme ingenti in conti dai nomi simbolici come “Pastificio” e “Ghianda”.
Al termine dell'interrogatorio di garanzia davanti al Gip Carlo Calvaresi, alla presenza del procuratore Michele Renzo e al sostituto Ettore Picardi, con l'ausilio di ufficiali della Guardia di Finanza, Sandro Sansoni è salito in Procura. E' un fiume in piena.
Qui per altre 3 ore circa ha ricostruito in modo circostanziato la vicenda. Ha chiarito di non essere stato lui ha organizzare quegli asset societari esteri e il meccanismo per cedere svalutandoli e riacquistare gonfiandoli di valore i marchi in seno al gruppo J. Klebs e alla Jean Klebert.
Gli “architetti” sarebbero Stefano Scarpis di Alto Partners e Antonio Gobbi, fiscalista che, oltre a far parte del Collegio sindacale della J. Klebs, appare nella vicenda della “lista Pessina”, l'avvocato svizzero arrestato dalla Procura di Milano che compare oggi come indagato nell'inchiesta ascolana. E' chiaro che ora gli inquirenti valueranno se le dichiarazioni dell'imputato rispondano a verità.
Oggi Sandro Sansoni avrebbe dunque fugato i dubbi che il Gip Calvaresi aveva espresso al momento dell'arresto sulle effettive capacità che i due fratelli di Ferrara (Nicola, che oggi appare una figura di secondo piano, e Sandro) avessero nel partorire quella strategia pensata per sottrarre danaro causando, però, sia il fallimento delle società  Jean Klebert (Cosmetica Integrata Srl) e J. Klebs (J. Holding Srl) avvenuto nel 2007, che la demolizione del Gruppo Vitawell di Mauro Scaramucci con la sparizione di oltre 800 posti di lavoro.