Si tratta di migliaia e migliaia di metri cubi di terra asportati e trasferiti da interminabili viavai di camion, non si sa per quale destinazione, su una strada sistemata per l'occasione dal Passo Galluccio e, per tutta l'estate, sulla strada che da Astorara conduce al capoluogo. Si tratta indubbiamente dell'episodio più grave e deturpante avvenuto nel territorio del parco in questi ultimi anni.
Chi è capitato da quelle parti, la zona più bella dei Monti Sibillini, da notare che qui transita il Grande Anello dei Sibillini, la lunga escursione che gira intorno al parco con centinaia di utenti da tutto il mondo, si sarà chiesto perplesso cosa fosse quell'incredibile scempio. Ma più o meno tutti avranno pensato che in piena area Parco Nazionale il tutto fosse sotto lo stretto controllo dell'Ente parco. Purtroppo non è così. A settembre del 2009, quando inviammo le immagini all'ufficio tecnico del Parco i funzionari saltarono dalla sedia: come era stato possibile che la cosa fosse sfuggita al Corpo Forestale, a cui la legge 394 affida la sorveglianza del Parco, ed alla sua stazione presente proprio a Montegallo?
Da informazioni assunte tutto è stato condotto tra amministrazione comunale e provinciale, attraverso un “verbale di somma urgenza” con il quale si è ritenuto di dover mettere in sicurezza la pubblica incolumità del paese di Astorara in seguito al grande scivolamento franoso del 2004. Il verbale però era totalmente privo di indagini o perizie geologiche. Che invece avrebbero dovute essere presentate con immediatezza all'Ente Parco. Il progetto avrebbe dovuto dimostrare come possa, uno sbancamento di circa 1 ettaro, mettere in sicurezza una colata di detrito (questo il termine tecnico) di 12 ettari, senza ricorrere a tubazioni drenanti ed a tecniche di consolidamento idrogeologico. Obiettivo piuttosto difficile da raggiungere a parere di alcuni esperti.
Ad oggi il luogo ha l'aspetto di una vera e propria cava di breccia, la cui estrazione sta tutt'ora continuando, e proprio alla base della cima massima dei Sibillini. E' comunque gravissimo che Enti pubblici come il comune di Montegallo e la Provincia di Ascoli abbiano agito nel più totale silenzio nei confronti dell'Ente Parco, e nel silenzio delle stesse associazioni, come lo stesso CAI ascolano, la cui attuale dirigenza era stata informata dello scempio nell'ottobre 2009, e che ha ritenuto di lavarsene le mani, dimostrando che non sempre il nuovo rappresenta il progresso.
L'amara riflessione a cui questo episodio induce è che, forse, prima della costituzione del parco questo non sarebbe successo, perché le associazioni, il CAI di Ascoli in primis, erano attente a vigilare e denunciare. Il Parco ed il suo territorio, in conclusione, ha bisogno ancora dei cittadini, degli enti e delle associazioni, perché la sua presenza non costituisce purtroppo una garanzia per la protezione dell'ambiente».
Alberico Alesi
Maurizio Calibani
Luciano Carosi
Filippo Quaglietti
Dario Nanni