Da circa un anno, infatti, la Regione si era impegnata con il Comune di Ascoli Piceno per l’istallazione di una PET, prima mobile poi stabile, nel nostro territorio che ne è sprovvisto.
La decisione fu concordata nel momento in cui, nella primavera 2010, l’Amministrazione Comune versò nelle casse dell’ASUR i 2,5 milioni di euro del corrispettivo della vendita del vecchio ospedale Mazzoni; somma che avrebbe dovuto sostenere l’investimento.
Da allora un silenzio assordante ha circondato la vicenda della PET ascolana nonostante l’enorme utilità che questa strumentazione diagnostica presenta. Utilità e convenienza se è vero che la PET operante a Macerata ha una lista di attesa lunghissima (molti pazienti sono dovuti emigrare in Umbria) e se si pensa che la regione Abruzzo ne è sprovvista.
In definitiva la PET ad Ascoli potrebbe portare molto denaro alla sanità pubblica consentendo di attrarre una moltitudine di pazienti dal teramano e dall’intera regione Abruzzo. E allora perché non avviene e si consente al privato di beneficiare di una situazione così favorevole?
Sia chiaro: non ho nulla contro la sanità privata che, personalmente, ritengo strategica per la capacità di rendersi complementare a quella pubblica. Ciò che ritengo incomprensibile è che in un’area del SUD delle Marche dove, soprattutto grazie al sambenedettese, il privato già copre il 19% delle attività sanitarie (la media regionale è circa il 5%) si consente il logoramento della sanità pubblica con servizi sempre più scadenti e mancando occasioni di rilancio alla nostra portata, come nel caso della PET.
La sinistra regionale forse nel Piceno ha svolto riflessioni diverse da quelle che ostenta nel resto delle Marche a difesa della sanità pubblica ? Qualcosa non mi quadra e visto che qualche illustre parlamentare piceno ha parlato di “poteri forti” mi permetto di sottolineare che, forse, questa espressione si mostra adeguata proprio in riferimento alla tematica sanitaria.
La mia linea è che ad essere forte debba essere la sanità pubblica e, in quanto tale, capace di un rapporto razionale con quella privata. Perché ciò accada nel nostro territorio è costituire l’Azienda Ospedaliera, un vero presidio di qualità e organizzazione capace di intercettare la richiesta di salute di un bacino sempre più ampio.
Ma se si perdono occasioni così favorevoli come quella della PET, e si rinuncia ad un investimento utile, competitivo e già finanziato, probabilmente il problema è un altro.
E’ il problema di chi, forse, ha smesso di credere nella sanità pubblica a Sud dell’ASO.