Referendum, la gestione dell'acqua nell'Unione europea

Referendum, la gestione dell'acqua nell'Unione europea

In Francia aumenti in vent'anni del 260% col privato. Si torna ora al pubblico

Concederlo ai privati o mantenerlo pubblico? Vediamo come in Europa il problema dell’acqua è stato affrontato.
In Germania solo il 10% dei servizi idrici è gestito da imprese private, in quanto si tende a privilegiare la gestione pubblica soprattutto per limitare i costi. Le aziende private o semi private chiedono due euro e mezzo al metro cubo di acqua mentre la gestione comunale costa in media 53 centesimi. Recentemente i berlinesi hanno votato un referendum per il ritorno all’acqua gestita dal comune.      
La Francia, considerata tra i pionieri della privatizzazione dell’acqua sta ora tornando alla “rimunicipalizzazione”. Fu l’allora sindaco di Parigi Jacques Chirac che nel 1985 dette il via alla privatizzazione. In venti anni a Parigi si sono registrati aumenti del 260% per cui nel 2008 l’attuale sindaco della capitale francese, il socialista Bertrand Delanoe ha rifiutato il rinnovo dei contratti ed ha creato una azienda municipale che ne ha ora la gestione. Nel primo anno di questa gestione i parigini hanno ottenuto un taglio dei costi pari all’8%.
In Inghilterra e Galles l’acqua è stata privatizzata nel 1989 dal governo di Margaret Thatcher.In quell’anno le dieci compagnie pubbliche che gestivano gli acquedotti furono acquistate da privati ed allo stesso tempo fu creato un ente regolatorio e l’ispettorato per l’acqua potabile.
In Scozia e nel Nord Irlanda l’acqua rimane gestita dallo Stato mentre nell’Ulster è fornita senza costi. Al momento sono oltre venti le compagnie private che gestiscono l’acqua in Inghilterra e Galles. Secondo uno studio risalente al 2001 le tariffe dell’acqua sono aumentate del 46% in nove anni, i profitti dei privati sono più che raddoppiati e le forniture spesso vengono interrotte per i mancati pagamenti.

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